Home » Juventus-Thiago Motta, un triste epilogo | Inizia l’era Tudor: si può aprire un nuovo ciclo?

Juventus-Thiago Motta, un triste epilogo | Inizia l’era Tudor: si può aprire un nuovo ciclo?

Thiago Motta/ fonte Lapresse- mondosportivo.it

La società bianconera ha deciso di cambiare: via Thiago Motta, arriva Igor Tudor: può essere lui l’uomo della svolta juventina?

Alzi la mano chi si aspettava la conferma Thiago Motta sulla panchina della Juve alle 19:45 di domenica 16 marzo, al fischio finale di Fiorentina-Juventus 3-0. Pochi, vero? Alzi la mano, invece, chi si aspettava di ritrovarlo sulla medesima panchina non più tardi di 48 ore fa, dopo una silenziosa settimana all’ombra della Mole. Immaginiamo, con il rischio di sbagliarci, che in questo caso il manipolo di braccia alzate al cielo si ben più nutrito. E invece, in casa Juventus, le ultime 48 ore si traducono in un ribaltone tanto sorprendente quanto inevitabile: via Thiago Motta, Juventus-Genoa il prossimo 29 marzo varerà la 1/a Juventus di Igor Tudor.

I primi bisbiglii, confusi e contradditori, riportano all’inizio del week-end voci sempre più rumorose: da “Thiago, decisivo la sfida con il Genoa” a “Thiago via a fine anno” passando per il paradossale “Thiago via dopo il Genoa comunque vada, per imputare al 4/o trimestre dell’esercizio fiscale juventino gli eventuali impatti economici del licenziamento del tecnico”.

Alla fine, quale che sia stata la formulazione, la testa di Thiago Motta è rotolata per davvero (in senso figurato) su un vassoio d’argento. Un epilogo inevitabile (ora o a fine stagione), dal quale nessuno in casa Juventus riesce ad uscirne davvero bene. Se la “torta” delle responsabilità tende a ripartirsi generalmente in maniera equilibrata, a parere di chi scrive l’ormai ex-tecnico bianconero ha stavolta le responsabilità più marcate nella negativa stagione dei piemontesi. Arrivato tra squilli di tromba dopo la roboante stagione bolognese, il tecnico brasiliano era il prescelto per la rifondazione bianconera, l’uomo nuovo che dopo la tumultuosa separazione con Allegri doveva guidare i bianconeri verso un ciclo nuovamente vincente, fatto di un calcio più europeo e rinnovate ambizioni.

Thiago Motta/ fonte Lapresse- mondosportivo.it

Thiago Motta: analisi di ciò che non ha funzionato

A Motta, da parte del mondo Juve, non è mancato davvero nulla: appoggio pressoché incondizionato, facoltosa campagna acquisti e un debordante entusiasmo da parte di una piazza vogliosa di tornare a competere e di una stampa incuriosita da questo connubio. Interessante l’avvio dell’ex-tecnico felsineo, pur condito da una scorbutica pareggite: la prima Juventus di Motta, infatti, pur con qualche difficoltà faceva intravedere un promettente spartito (almeno nelle intenzioni). Come già raccontato su queste pagine, però, dalla pausa per le Nazionali di novembre la Juventus ha cominciato ad inviare segnali allarmanti. Pareggi e passaggi a vuoto di una squadra che gradualmente sembrava nei propri interpreti sempre meno convinta o sempre più confusa; Motta, nel frattempo, la confusione in campo la alimentava con ripetuti e continui rimpasti nello Starting-XI e del braccio a cui infilare la fascia da Capitano.

Incertezza nell’undici titolare, giocatori apparsi e scomparsi dal radar (es: Gatti, Cambiaso, Yildiz), giocatori in difficoltà (es: Koopmeiners, Douglas Luiz), rapporti turbolenti (es: Danilo, Vlahović). Thiago, purtroppo, ha dato l’impressione di perdere gradualmente ed inesorabilmente presa sullo spogliatoio bianconero per tutti questi elementi e, forse/soprattutto, per la professione di fede totale (e a tratti cieca) verso un modulo che i propri ragazzi evidentemente faticavano a digerire. Il 4-2-3-1 “mottiano”, a parere di chi scrive, ha alle sue spalle delle interessanti idee di calcio; purtroppo per lui, però, Thiago Motta non è mai riuscito a “eliminarne i bug” nel proprio pernottamento torinese. Se da una parte l’idea di “invadere” la difesa avversaria con più giocatori è in linea con la moderna interpretazione del calcio, dall’altro il football si compone di due fasi; al contrario, la totale assenza di equilibrio tra i reparti e di filtro in mediana, unito a tutte le criticità di spogliatoio sopra evidenziate, ha di fatto reso la Juventus un esperimento riuscito a poco più di metà.

Tra gli appunti più marcati, nei confronti di Thiago Motta, l’aver preferito andare avanti a tutti i costi seguendo il proprio credo in barba a ogni tipo di compromesso. Una perseveranza che, se per alcuni aspetti risulterebbe essere un pregio, dall’altra ha di fatto affondato l’ex-tecnico del Bologna.
Anche la società, ovviamente, ha la sua fetta di responsabilità. Più che per la campagna acquisti, faraonica nell’entità ma capace paradossalmente di lasciare buchi inattesi in difesa e attacco (fino a gennaio), nell’avere avallato praticamente ogni singola scelta del neo-tecnico dei bianconeri. Un laissez-faire che dovrebbe essere elogiato ma che, quando vede l’allenatore arrivare ai ferri corti con alcuni tra gli esponenti più di rilievo dello spogliatoio, forse andrebbe ridimensionato.

Davvero difficile, a parere di chi scrive, giudicare l’operato dei giocatori. Se da una parte è vero che “in campo vanno i calciatori”, e questo pare lapalissiano, c’è da dire che la Juventus vista in campo per buona parte dei nove mesi “mottiani” è sparsa spaesata, confusa e priva di personalità al punto che il sospetto è che fosse stato davvero impossibile per lo spogliatoio bianconero stabilire una connessione “vera” con il tecnico. Sul versante opposto, problemi di interconnessione con Motta o meno, assumere che la Juventus non potesse essere niente di meglio rispetto a quanto visto da febbraio in poi torna davvero complicato.

Un triste epilogo

Un epilogo davvero triste quello tra Motta e la Juventus. Da una parte un inciampo di carriera magari momentaneo per Motta, ma davvero inatteso per l’entità del capitombolo; l’augurio e la certezza sono, per il tecnico brasiliano, che l’esperienza torinese possa fungere da valido e doloroso insegnamento in attesa di una futura opportunità. In casa Juventus, l’ennesima “rivoluzione culturale” naufraga in malo modo dopo quelle tentate con Pirlo e Sarri.
Chi sorride, a valle di questa storia, è Igor Tudor. Forse in maniera misurata, per motivi di opportunità, ma l’ex-tecnico di Lazio ed Hellas Verona (tra le altre) rientra alla Continassa dalla finestra dopo l’esperienza nello staff di Andrea Pirlo nel 2021.

Correva il marzo del 2003 quando una sua bordata sotto la traversa salvò al 93’ la Juventus di Lippi in una leggendaria contro il Deportivo La Coruña regalando ai bianconeri la qualificazione ai Quarti di Champions League. La sovrapposizione temporale non è perfetta, perché correva il 12 marzo all’epoca mentre è caduta di 23 la notizia dell’avvicendamento Motta-Tudor; al pubblico bianconero, però, basta davvero poco per sperare che l’effetto sia il medesimo. Che Tudor, cioè, possa salvare (di nuovo) la stagione dei bianconeri al fotofinish.