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Dentro il Milano Premier Padel

Il dietro le quinte

Terzo anno di Milano Premier Padel e terzo anno presenti. Da appassionati, prima di tutto perché dire che noi amatori giochiamo a padel dopo aver visto quei marziani è pura utopia. Un altro sport, per intenderci, tanto bello da guardare, ma che è meglio definire come impossibile per noi. Buttiamo di là la pallina che è meglio, senza pensare a quanto si sia visto all’Allianz Cloud.

Perché sì, è stata una settimana incredibile quella del Milano Premier Padel. A cominciare dall’addio al padel di Fernando Belasteguin. La leggenda ha superato il primo turno prima di abdicare, con Libaak, contro Bergamini e Garrido. La scena delle lacrime verso la famiglia a bordo campo è qualcosa che difficilmente ci dimenticheremo; l’argentino è stato poi celebrato anche sabato, prima delle semifinali: un autentico tripudio, doveroso, per il miglior giocatore di padel della storia.

I vincitori e le vincitrici

Impossibile non menzionare i vincitori del torneo, partendo dai dominatori assoluti Coello e Tapia. La loro superiorità è tale da consentirgli di trionfare pur senza giocare al meglio: venti tornei giocati e 19 finali raggiunte delle quali 14 vinte. Milano è il nono titolo consecutivo con 45 partite senza conoscere sconfitta. Discorso leggermente diverso per Triay e Fernandez, le campionesse femminili: hanno vinto approfittando dell’assenza delle numero uno Sanchez-Josemaria e del ritiro in finale di Bea Gonzalez, fermata nuovamente da un problema muscolare. Un torneo femminile onestamente dimenticabile, ma comunque bissare il successo del Messico non è per nulla scontato.

I giovani in rampa di lancio

Abbiamo visto Ramirez Jesus Valenzuela sfiorare l’impresa contro Galan e Chingotto: più volte in vantaggio, il giocatore di sinistra ha perso agli ottavi di finale 7-6 7-5 mostrando un gran talento. Oltre agli ormai noti Augsburger, Chozas, Libaak, potrebbe essere lui una prossima stella dell’Argentina. Tra le donne, o forse è meglio dire ragazze visto l’età, Andrea Ustero è approdata fino in semifinale finendo per patire un po’ troppo la pressione arrivata fino al sabato del torneo. Un piccolo consiglio per la giovanissima ci sentiamo di darlo: il talento è immenso, ma dal lato fisico va migliorato qualcosa.

L’organizzazione

Tra i tanti lati positivi, ci sono però alcuni aspetti da migliorare. Il campo 1 è stato un tasto dolente, dolentissimo. Accesso vietato a tutti, perfino alla stampa, temperatura gelata con i giocatori costretti a situazioni imbarazzanti per un P1. Che poi direste, si saranno giocate partite di poco rilievo… No. Venerdì hanno giocato Stupa e Yangus contro Momo Gonzalez ed Edu Alonso: un super match che sarebbe dovuto essere messo sul centrale. Ma quel match è salito agli onori della cronaca quando Franco Stupaczuk è andato a sbattere contro il seggiolone dell’arbitro rincorrendo una palla fuori dal campo. E così ha scoperto che il seggiolone era montato con assi di legno prive di protezioni. Male, malissimo.

Il calendario

Sotto l’aspetto tecnico non si è visto un gran padel a Milano, come è inevitabile a fine stagione quando tutti arrivano stanchi e con la mente alle Premier Finals. Figuriamoci se in un mesetto scarso si è dovuto circumnavigare il pianeta. Da salvare un paio di match, ma serve lavorare in fretta sul calendario per salvaguardare lo spettacolo del gioco e la salute degli atleti. Claudia Fernandez è atterrata mercoledì mattina a Malpensa dal Messico e il pomeriggio è scesa in campo: nella conferenza stampa post partita è apparsa stravolta e ha pregato noi giornalisti di non farle domande perché voleva solamente andare a dormire. Rimanendo sul discorso del livello visto, abbiamo assistito al match più lungo nella storia del padel femminile: quattro ore. Un’eternità. Qualcuno ha parlato di partita storica, quando invece servirebbe da monito: un evento del genere rischia di rovinare un’intera sessione di gioco e allontanare gli spettatori. Nei match femminili andrebbero istituiti immediatamente delle soluzioni più rapide.

 

Aldilà dello spettacolo, del divertimento, del sold out, dei 5000 e passa dell’Allianz Cloud e di un successo che non si può più negare, del Milano Premier Padel mi resta sempre il senso di famiglia padel. Incrociare sorrisi amici, raccontare storie di ragazzi “normali”, condividere senza sguardi all’orologio mentre il tempo nella nuvola Allianz vola. Ritrovare le persone. Ritrovarsi. Come a Natale, senza che sia ancora Natale.