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Pallone in Soffitta | Un bagliore svedese chiamato Åtvidaberg

Un club svedese visse una luminosa quanto effimera popolarità, in patria e all’estero, all’inizio degli anni Settanta: questa è la storia dell’Åtvidaberg.

Il calcio di Svezia, a livello internazionale, ha toccato rarissime epoche felici. Se si escludono la rappresentativa maggiore medaglia d’oro alle Olimpiadi di Londra 1948 – quella del futuro Gre-No-Li milanista, tanto per capirci – poi seconda ai Mondiali ’58 e terza a Usa ’94, le squadre di club del Paese scandinavo sono state onorate soprattutto dall’exploit dell’IFK Göteborg nei primi anni Ottanta: quello che fece conoscere un certo Sven-Göran Eriksson.

La compagine bianco-blu vinse due Coppe UEFA (1982 e 1987) e arrivò alle semifinali della Coppa dei Campioni nel 1986. Però in precedenza, all’alba del decennio immediatamente prima e in anticipo sul Malmö finalista di Coppa dei Campioni ’79, si verificò l’abbagliante epoca d’oro di un’altra società: l’Åtvidaberg.

Fondata nel 1907, ricevette la prima spinta importante nel suo sviluppo grazie all’uomo d’affari locale Elof Ericsson. Il quale iniziò a chiedersi cosa potesse fare per innalzare il livello del calcio nella sua piccola città, popolata da circa 7.000 abitanti.

Fu grazie alla sua azienda – la Facit, specializzata nella produzione di arredamento per ufficio e che contava numerosi dipendenti residenti in città – che riuscì a trovare i fondi per aiutare la squadra.

L’inizio della scalata

I miglioramenti furono costanti e tangibili, supportati dalla politica di attirare buoni giocatori non locali con un impiego sicuro alla Facit. Da sottolineare come si verificò una pressoché costante presenza di allenatori stranieri fino a quasi la metà degli Sessanta. Tra questi l’ungherese Kálmán Konrád e il mitico inglese George Raynor.

Stabilizzatasi nella seconda divisione, l’Åtvidaberg arriva pure a disputare il suo primo campionato di Allsvenskan. Alla fine degli anni Sessanta indossarono la casacca del club grandi giocatori come i nazionali Roland Sandberg e Ralf Edström: arrivarono due secondi posti in massima serie, nel 1970 e nel 1971. Nelle stesse stagioni ci furono però altrettanti successi in Coppa di Svezia, che portarono in dote le prime campagne europee nella storia della società.

 

L’effimera età dell’oro dell’Åtvidaberg

Sotto la guida di Sven-Agne Larsson, si materializzano due titoli consecutivi di campione di Svezia: emerge con tutta la sua bravura un altro giocatore, Conny Torstensson, che strega il Bayern Monaco al primo turno della Coppa dei Campioni 1973-74 e lascia in breve la Svezia per andare in Baviera.

Dopo i successi in campionato, Coppa e le gare europee, lo stadio Kopparvallen gradualmente perde appeal ed entra in un lungo tunnel. Solo nel 1991 riuscirà a spingersi fino alla finalissima della Coppa di Svezia. Oggi milita nella quarta divisione. Resta tuttora la squadra campione di Svezia rappresentante la città meno popolata nella storia dell’Allsvenskan.