Il campione olimpico è stato pedinato: intercettazione assurda | Spiato per questo motivo
È stato per lungo tempo il bersaglio di un gruppo di hacker: ecco che cosa è successo e perché lo hanno preso di mira.
Il caso di cui stiamo parlando è destinato ad avere delle forti ripercussioni in tutto il mondo dello sport. Infatti, c’è una figura molto importante, un campione olimpico, che è stato pedinato per lunghi mesi.
I dettagli di questa vicenda sono emersi nell’ambito dell’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano. Le autorità hanno scoperto che un gruppo di spie avrebbe colpito figure di spicco nel mondo dello sport e delle istituzioni italiane.
A riportare la vicenda è Il Corriere della Sera, che ha specificato maggiori dettagli su una storia inquietante che vede come protagonista uno dei più grandi campioni olimpici del momento. Un vero e proprio orgoglio nazionale finito suo malgrado in questa brutta storia.
Il caso ha portato alla luce una rete complessa che mirava a raccogliere informazioni sensibili non solo sul campione Olimpico, ma anche sulle istituzioni italiane. Mettendo dunque a serio rischio la sicurezza di tutti quanti noi.
Pedinato e hackerato per mesi, che cosa è successo
Il protagonista di questa vicenda è suo malgrado Marcell Jacobs. Il campione, oro nei 100 metri alle Olimpiadi di Tokyo 2021, è stato insieme al suo staff (composto dall’allenatore Paolo Camossi, il manager Marcello Magnani e il nutrizionista Giacomo Spazzini) il bersaglio di un gruppo di cyber spie.
Secondo le prime ricostruzioni, le attività di spionaggio sarebbero iniziate 11 giorni dopo la vittoria di Jacobs a Tokyo 2021. In particolare, Jacobs sarebbe stato al centro della vicenda per motivi economici. Si fa riferimento anche alle date della preparazione atletica del campione olimpico.
Le altre personalità coinvolte nella vicenda
Non ci sono soltanto figure dello sport come Marcell Jacobs tra coloro che sono stati colpiti da questi hacker. Il Corriere della Sera riporta infatti che tra i coinvolti vi è anche Carmine Gallo, un ex poliziotto che ora si trova agli arresti domiciliari e che avrebbe condiviso con Lorenzo Di Iulio (figlio di un generale dei Carabiineri) i numero di telefono delle vittime designate.
Al momento, l’inchiesta sta cercando di chiarire le responsabilità della vicenda e di ricostruire il network dietro a queste intrusioni. All’interno delle indagini vi sono anche alcuni funzionari pubblici. La preoccupazione per la sicurezza dei cittadini è al momento altissima.