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I Pionieri del Calcio – Charles Wreford-Brown, l’inventore del termine “soccer”

Si ritiene comunemente che il termine “soccer” sia stato coniato negli Stati Uniti, per differenziare il football nato in Gran Bretagna dal football americano. In realtà si tratta di un falso mito: se da una parte è indubbio che questa distinzione esista e venga largamente utilizzata negli USA, dall’altra è certo che ad inventarla sia stato un calciatore inglese, tale Charles Wreford-Brown. Il suo intento era creare una parola gergale, utilizzando una abbreviazione della parola Association (“soc”) e aggiungendoci il suffisso –er, sulla scia di ciò che era stato partorito in precedenza per il neologismo rugger (abbreviazione di Rugby Football).

Il promotore di un calcio amatoriale

Charles Wreford-Brown nacque a Bristol il 9 ottobre 1866. Frequentò la popolare Charterhouse School, scuola rinomata e tirocinio ideale per chi volesse praticare gli sport più in voga. Si appassionò a cricket e scacchi, ma il calcio divenne la sua passione principale. Inizialmente vestì i panni di portiere, ma si spostò presto al centro della difesa. Era un ottimo full-back, i cui punti di forza erano l’anticipo e il tackle. Era ruvido nei contrasti, sapeva farsi rispettare in campo, ma lo faceva con eleganza e senza eccedere. Le sue qualità di leader erano indubbie, tanto che divenne il capitano di tutte le squadre con le quali giocò.

Wreford-Brown era uno degli ultimi baluardi del periodo pionieristico, fortemente convinto che potesse essere ammesso solamente un calcio amatoriale, privo di ogni fine di lucro.  Prese parte alla FA Amateur Cup con la maglia degli Old Carthusians, contribuendo alla conquista del trofeo nel 1894 e nel 1897, e successivamente divenne una colonna del Corinthian, la squadra amateur più importante del periodo, che girovagava per il mondo portando avanti il motto “sportsmanship, fair play, and playing for the love of the game”. Charles ne era profondamente convinto: al professionismo e ai soldi continuava a preferire un calcio puro, in cui sportività, fair play e amore per il gioco erano gli unici valori possibili.

La carriera con la maglia della Nazionale

Il 2 marzo 1889 esordì con la maglia della Nazionale inglese a 22 anni e 144 giorni. L’Inghilterra vinse con un tennistico 6-1 e Wreford-Brown si comportò nel migliore dei modi, intervenendo con la solita efficace ruvidezza e non permettendo agli irlandesi, a parte lo 0-1 iniziale, di minacciare la porta difesa da Rowley. Sembrava che il suo esordio potesse schiudergli le porte della Nazionale anche nelle partite successive, ma Charles dovette attendere cinque anni prima di indossare nuovamente la maglia dell’Inghilterra, in occasione della partita di Wrexham contro il Galles, terminata 5-1 in favore degli inglesi.

La terza presenza, con indosso la fascia da capitano, arrivò un anno più tardi, ancora contro il Galles (1-1). Wreford-Brown terminò, da imbattuto, la sua carriera in Nazionale nove anni dopo il suo debutto – esattamente il 2 aprile 1898 – contribuendo alla vittoria per 3-1 in terra scozzese.

Un amateur fino alla fine

Dopo il ritiro dal calcio giocato Wreford-Brown mantenne ferme le sue convinzioni riguardo al calcio amatoriale, l’unico degno di essere giocato. Forse era un atteggiamento un po’ anacronistico, dal momento che il football si stava avviando verso una nuova fase, quella del professionismo acclarato. Ma Charles era un uomo tutto d’un pezzo e non avrebbe tradito i suoi ideali per niente al mondo. Fu fondatore di diverse leghe amatoriali e divenne membro del Comitato Tecnico per la Nazionale inglese.

Tra il 1925 e il 1929 rivestì il ruolo di guardalinee in cinque diverse partite dell’Inghilterra (alcune valevoli per la Bristish Championship, altre per un tour di amichevoli). Nel 1936, in occasione dei Giochi Olimpici di Berlino, assunse il ruolo di responsabile della Gran Bretagna anche se la spedizione calcistica non ottenne i risultati auspicati. Indubbiamente, al di là delle sue convinzioni, Wreford-Brown fu un personaggio di grande spessore che contribuì allo sviluppo del calcio britannico. Viene prevalentemente ricordato per aver coniato il neologismo soccer, ma in realtà i suoi meriti sono stati ben più ampi ed evidenti. Non solo come calciatore, ma anche come dirigente ha dato un’impronta fondamentale.