La Svezia dice no al VAR. Se è vero che, al di là della grande tradizione, il movimento calcistico svedese è da anni in declino, la notizia ha avuto grandissimo clamore, soprattutto all’estero. Vero che la decisione è stata presa dopo l’invio ai giornalisti accreditati della mail periodica d’informazioni da parte della Svensk Elitfotboll; tuttavia, la medesima non ha ritenuto (almeno sinora) di inviarne una a commento della decisione, e niente appare sia sul sito ufficiale che su quello dell’Allsvenskan.
Se è vero che l’introduzione della tecnologia nel calcio non è sempre stata apprezzata da tutti, lo è anche che, anche nel paese scandinavo, in molti ne avevano preso atto come qualcosa d’ineluttabile. Fredrik Reinfeldt, numero uno del calcio svedese, lo scorso anno si era decisamente schierato verso questa opzione, dandone per certa l’adozione in tempi brevi.
Gli errori arbitrali, ovviamente, esistono anche qui. Sono tanti, tifosi e addetti ai lavori, a criticare i direttori di gara per certe scelte. Però, quando si è trattato di introdurre l’aiuto elettronico agli arbitri, la maggioranza dei club professionistici e non solo (società e federazioni regionali), si sono espresse per il no all’utilizzo del VAR.
Ma la cosa che ha più affascinato (soprattutto i commentatori meno esperti di cose svedesi) è il fatto che questa scelta controcorrente arrivi direttamente dai tifosi che, come noto, detengono almeno il 51% del pacchetto azionario delle società (un modo per evitare l’ingresso di capitali stranieri). Il Times, forse la prima testata che ha rilanciato la notizia, facendola rimbalzare sui media europei, ha infatti rivelato che, su 32 squadre, 18 sono state quelle che hanno respinto la proposta. A queste si sono aggiunte due federazioni regionali (che rappresentano il calcio di livello inferiore).
La UEFA non farà pressioni sulla Svensk Elitfotboll per indurre gli scandinavi a un ripensamento: e questo fa temere che altri paesi possano accodarsi alla Svezia in una scelta da più (perlomeno fuori dai confini del paese) ritenuta antistorica. Ma davvero fanno bene società e tifosi a chiudere il VAR fuori dalla porta?
Quella svedese è sicuramente una scelta coraggiosa e, soprattutto, rispettosa del volere dei tifosi. Ma che sia anche strategica, è tutto da dimostrare. Il calcio svedese di club, capace di vincere, nel secolo scorso, la coppa UEFA, e di conquistare una finale di Coppa campioni, oltre che di esportare talenti cristallini in diverse epoche, da anni vive un netto ridimensionamento a livello internazionale. Il movimento è senza dubbio seguito dal punto di vista del pubblico: le statistiche sugli spettatori presenti agli stadi sono buone.
Tuttavia, è un dato di fatto che, quando esce dai confini nazionali, il calcio svedese fatichi moltissimo: i risultati nelle competizioni UEFA sono oggettivi, del resto, con le compagini di Allsvenskan spesso in difficoltà, anche a livello scandinavo, come dimostrano i recenti risultati. Si può discutere sull’uso del VAR, e sulla necessità di perfezionarlo: ma è fuori discussione che l’occhio elettronico sia in grado di sanare diversi errori umani, con ovvi benefici per la regolarità delle competizioni.
Il calcio svedese ha l’ambizione di reggersi sulle sue gambe: i club sopravvivono economicamente con gli sponsor, con gli incassi da stadio, le cessioni dei giocatori migliori e i diritti televisivi. Su questo aspetto, la mancata introduzione del VAR potrebbe avere ripercussioni, per esempio: questo prodotto sarà appetibile all’estero, con questo presupposto?
Abbiamo toccato con mano, quando veniva trasmesso in Italia, come venga ritenuto un calcio di livello basso: l’assenza del VAR potrebbe ridurne la credibilità, per un pubblico ormai abituato alla presenza dell’ausilio elettronico. La scorsa settimana, per dire, in Svizzera è stata giocata la semifinale di Coppa nazionale tra il Sion (squadra che milita in Challenge League) e il Lugano, senza VAR per via di un regolamento che voleva tutelare le società di livello inferiore, le quali giocano in impianti dove l’installazione degli apparecchi elettronici avrebbe costi insostenibili. Al netto del fatto che il Tourbillon sarebbe stato predisposto, la mancanza del VAR, unita a un episodio contestatissimo dai padroni di casa, ha portato a lunghe polemiche.
In definitiva, il rispetto dei tifosi è importantissimo. Tuttavia, andava forse fatto un dibattito più approfondito, cercando di trasmettere la corretta informazione rispetto all’importanza di una scelta strategica, peraltro condivisa in realtà internazionali molto più importanti.
Nella storia, nessuna aggregazione umana è mai andata troppo lontano, rifiutando il progresso: è semplice grammatica geopolitica. Dopodiché, il messaggio che arriva dalla Svezia deve suggerire, alle nostre latitudini, che il sistema VAR ha bisogno di aggiustamenti: evidentemente, qualcosa non funziona. E, forse, sarebbe il caso di metterci mano.