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Il Como si avvicina alla serie A

A Como si sogna: la vittoria contro il Bari, sabato al Sinigaglia, seppure pronosticabile, visto il valore delle rose in campo, sta lanciando i lariani verso la promozione diretta. La contemporanea sconfitta casalinga della Cremonese contro la Ternana ha consentito agli azzurri di mettere così 5 punti tra loro e i corregionali, superati anche dal Venezia, che ha avuto a sua volta ragione del Brescia.

Certo: la matematica, ovviamente, non dà certezze, così come le dinamiche del torneo, equilibrato e imprevedibile. Tuttavia, è un dato di fatto che i lariani stiano facendo bene, nonostante una scelta tecnica in autunno all’apparenza incomprensibile (la sostituzione di Moreno Longo sulla panchina, nonostante una buona serie di risultati), sostituito da Oslan Roberts, vista l’impossibilità, per Cesc Fàbregas, di poter ricoprire il ruolo di primo allenatore, per questioni di patentini.

La società, come noto, ha una grande tradizione, pur avendo disputato l’ultima stagione in Serie A nell’ormai lontano 2002/2003 (massima serie raggiunta vincendo il campionato cadetto da neopromossa). Gli anni successivi, come noto, sono stati caratterizzati da retrocessioni e fallimenti, che hanno portato i lariani a calcare i campi della provincia lombarda, con la parentesi in serie B nel 2015/16, chiusa con la discesa immediata in Lega Pro, prima di precipitare nuovamente, sempre per problemi finanziari, nell’inferno dei campionati dilettantistici.

Nel 2019, il ritorno in Lega Pro e, soprattutto, in primavera, l’ingresso nella proprietà della SENTE Entertaiment Ltd, dietro la quale però si è rivelata esserci la società indonesiana Djarum, di proprietà della famiglia Hartono, tra le 100 più ricche del mondo. L’arrivo in riva al Lario di Cesc Fàbregas, prima come giocatore (anche se ormai logoro e a fine carriera) e poi come membro dello staff, ha portato ovviamente entusiasmo, così come il progetto indonesiano di creare un polo calcistico di prim’ordine, anche attraverso la riqualificazione dello stadio.

Sono in molti, oggi, a chiedersi perché Como. Presto detto: la città lariana, negli ultimi lustri, sta diventando un brand internazionale di livello. L’hashtag #lakeofcomo è conosciuto ovunque e, nella bella e brutta stagione, sul lago si parlano tutte le lingue, anche se, come raccontano le guide, a volte si sono generate incomprensioni coi turisti, convinti che #lakeofcomo sia un’unica località.

In realtà, il Lario è una corona che possiede tantissime gemme. Anche a noi, che pure abitiamo in zona, capita a volte di scoprirne ancora qualcuna: figuriamoci i turisti stranieri. Ecco, l’unione di tutti questi fattori ha probabilmente fatto pensare agli Hartono e ai loro plenipotenziari calcistici che ci fossero spazi per lo sviluppo di una realtà d’eccellenza anche in questo ambito sportivo, nonostante la concorrenza vicina.

Pensiamo a Milan e Inter, ma non solo: in Serie A ci sono anche Brescia e Atalanta nel raggio di poche decine di chilometri e, oltreconfine, il Lugano di Joe Mansueto offre la Super League elvetica e le coppe europee, seppure giocate (per ora) in campo neutro.

Ma l’arrivo, tra poche stagioni, della nuova Arena Sportiva consentirà alla compagine ticinese di giocare in casa anche queste partite. E la nuova proprietà statunitense sta dando continuità ai risultati sportivi, con i sottocenerini quest’anno addirittura in lotta per il titolo, oltre che semifinalisti in Coppa svizzera. Ma questa è un’altra storia.

Anche gli Hartono pensano, ovviamente, allo stadio. Il vecchio Sinigaglia, teatro nel secolo scorso anche degli arrivi del Giro ciclistico di Lombardia (lo stadio ospitava un velodromo in cemento, del quale gli occhi attenti possono individuare ancora piccoli resti), è chiaramente inadeguato. Tuttavia, resta uno degli impianti più belli d’Italia (e non solo, dice qualcuno) per via della posizione invidiabile, in riva al lago.

Ovviamente, tutto questo significa anche problematiche di traffico, gestione ordine pubblico eccetera. L’impianto verrà quindi demolito, e ricostruito altrove? Per ora, se ne sta parlando, mentre le pagine social del club, ogni settimana, scoprono e intervistano tifosi provenienti da tutto il mondo.

Perché, alla fine, l’effetto #lakeofcomo, creato dallo sbarco, ormai diversi anni fa, di George Clooney sulle rive del Lario, seguito dalle riprese cinematografiche, nella Villa del Balbianello, dei film Star Wars: Episodio II – L’attacco dei cloni (2002) e 007 – Casinò Royale del 2006, ha trasformato questi luoghi in località esclusive, forse anche più di ciò che avveniva nel secolo scorso, che pure aveva visto tante grandi personalità di tutti i campi (politici, letterati, scienziati), italiane e non solo, innamorarsi del Lago di Como e dei dintorni.

Calcio, turismo e affari, insomma: anche se, per i tifosi storici, contano i risultati. E quelli, sinora, stanno dando ragione agli azzurri, in grado di far vedere bel gioco, e di vantare una solidità finanziaria a prova di bomba. Con un piccolo ringraziamento, magari, a George Clooney. Che qua, ormai, chiamano confidenzialmente “Il Cluni”.