Home » Non è ancora tempo di cambiare il calcio

Foto: Rogerio Moroti | MondoSportivo

Ne è sicuro Gerard Piqué: il calcio – così com’è – piace e piacerà sempre meno alle nuove generazioni. In un’intervista al Times, la scorsa settimana, l’ex difensore del Barcellona lo ha dichiarato senza mezzi termini: “Ho visto i miei figli guardare una partita di calcio e dopo dieci minuti erano sui loro telefoni guardavano altre cose”. Questo, a detta di Piqué, lo ha spinto a creare la Kings League, il torneo di calcio a sette con regole tutte particolari.

Non c’è molto da dire a riguardo: l’ex blaugrana ha ragione. Perché capita non solo alle nuovissime generazioni, ma anche, per esempio, al sottoscritto, che nel calcio ci lavora ogni santo giorno. Tranne quelle volte in cui, appunto, sono impegnato a raccontare pallone, quelle volte in cui mi trovo dinanzi alla tv seguendo una partita, capita praticamente sempre che abbia il telefono in mano e scrolli o i social, o semplicemente commenti con gli amici su Whatsapp ciò che sta succedendo in campo. Normale, direi: è come gli smartphone, e l’avvento dei social, ha cambiato il mondo di concepire non solo il calcio, ma tutto ciò che ci circonda. Non è un caso che le serie tv siano ormai protagoniste indiscusse delle piattaforme streaming, a discapito dei film, la cui durata è come se “impegnasse” troppo chi spera di fruirne. È il mondo che va così: le cose cambiano.

Ma il calcio non cambierà. Ne è dimostrazione il tentativo di instaurare il cartellino blu, che avrebbe instaurato le espulsioni a tempo: non si farà, per ora. Nonostante se ne parli da tempo. Sarebbe troppo rivoluzionario per un calcio che nonostante l’avvento della tecnologia è rimasto molto simile, nelle regole, a come lo è sempre stato; al netto delle sottili differenze su quando fischiare i fuorigioco (luce tra giocatori, o semplicemente un piede avanti), l’unico enorme cambiamento regolamentare (neanche tanto recente) che ricordo è la possibilità tolta ai portieri di prendere la palla con le mani, su un retropassaggio. Cambieranno invece i formati delle competizioni, quello sì: già la Champions 2024/2025 sarà qualcosa di assolutamente diverso. Ma, il calcio in sé, a esclusione dell’aiuto enorme fornito dalla tecnologia, quello è e quello resta, per ora.

Giusto? Sì, per adesso. Difendiamo la tradizione, perché per quanto stia cambiando il modo di concepire il divertimento, possiamo anche provare a far noi un leggero procedimento inverso, e lasciare tra parentesi un gioco che muove milioni ed emozioni. Poi, quando proprio il mondo sarà diverso da come è adesso, ne riparleremo. Dopotutto, per chi tra parentesi proprio non ci vuole stare, c’è la Kings League, no?

Foto: Rogerio Moroti | MondoSportivo