Nato a Gjakova (Jugoslavia, odierno Kosovo) il 6 novembre 1937, Vladimir Durkovic inizia a giocare a calcio giovanissimo nel Napredak Krusevac. All’età di 18 anni viene notato dalla Stella Rossa Belgrado e inizia la sua carriera, che lo vede ben presto affermarsi tra i difensori più forti del Paese. L’11 ottobre 1959 debutta in Nazionale, nell’amichevole contro l’Ungheria a Belgrado. L’anno seguente partecipa alle prime manifestazioni internazionali, perdendo in finale il titolo europeo contro l’URSS (venendo eletto nel Top 11 del torneo) e conquistando la medaglia d’oro ai Giochi di Roma. Con la Stella Rossa conquista cinque campionati, tre coppe nazionali e la Mitropa Cup 1958.
La sua parabola con la Jugoslavia lo vede prendere parte, da titolare, alla Rimet 1962 in Cile che si conclude con il 4° posto per la rappresentativa. Questo sarebbe rimasto l’unico Mondiale per Durkovic. Il quale raggiunge la 50ª presenza il 1° giugno 1966 (contro la Bulgaria): ad appena 28 anni ottiene di potersi trasferire all’estero e la Nazionale si sarebbe “dimenticata” di lui. Lo ingaggiano i tedeschi occidentali del Borussia Mönchengladbach. Descritto quale difensore dalle eccezionali doti atletiche e caratteriali, “Durko” disputa appena 10 incontri con la squadra teutonica, prima di firmare un contratto con il Saint-Étienne. In Francia si afferma nella retroguardia dei Verts, da vero protagonista nella vittoria di tre campionati e due coppe di Francia. Si trasferisce agli svizzeri del Sion, e totalizza 25 presenze nel campionato 1971-72. La stagione è conclusa, arriva l’estate.
La sera del 20 giugno fa le ore piccole in un locale della cittadina elvetica, “La Matze”, insieme al connazionale Ilija Pantelic (portiere jugoslavo del Bastia) e al compagno di squadra René-Pierre Quentin. Arrivano le 2 del mattino. Quentin saluta, Durkovic raggiunge la sua auto per poi far salire Pantelic, che attende davanti al locale. In quel momento, il poliziotto Bernard Carruzzo esce dalla discoteca insieme al collega Francis Favre, tenente dell’Esercito svizzero. Incrocia Pantelic e gli dice: “Vattene! Fanculo agli stranieri!“.
Durkovic raggiunge Pantelic e assiste all’aggressione verbale da parte del poliziotto. Scende dall’auto. Favre cerca di calmare la situazione, ma Carruzzo all’improvviso estrae la pistola, puntandola verso Pantelic. Il quale non reagisce, impassibile: Carruzzo rimette a posto l’arma, ma non la lingua in bocca. Ai successivi insulti, nacque una colluttazione tra lui e Durkovic. Parte un colpo dalla pistola e Vladimir resta ferito all’addome. Riesce a dire: “Uccidermi per una cosa del genere. Uccidermi per questo“. Favre fugge, Carruzzo e Pantelic soccorrono Durkovic adagiandolo sul sedile posteriore della vettura. Pantelic prova a fermare l’emorragia, come può, correndo in auto verso la prima struttura che lo possa accudire.
Ricoverato e operato d’urgenza all’ospedale provinciale di Sion, al calciatore viene rimosso il proiettile che purtroppo ha reciso l’arteria principale dell’intestino tenue. Durante l’intervento perde molto sangue: non riesce a superare le ore successive. Vladimir Durkovic muore all’età di 34 anni, lasciando la moglie Vida e la figlia Marija, di appena 15 mesi. Una tragedia assurda.
Bernard Carruzzo si costituisce immediatamente alle autorità. Dichiara di essere stato aggredito a pugni da Pantelic e Durkovic: tuttavia, il tasso alcolemico nel suo sangue lo inchioda. Viene condannato a 9 anni di carcere, ne sconta 7. La salma di Durkovic compie il viaggio verso Belgrado, dove 5.000 persone prendono parte alle sue esequie. Una strada vicina allo stadio del Saint-Étienne è stata rinominata Allée Vladimir Durkovic.
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