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Il sorriso contagioso di Jasmine Paolini

Chissà cosa le sarà passato per la testa sul 4-6 7-5 6-5 0-40, con tre match-point in suo favore. Anni di sacrifici e di duro lavoro. Anni intensi, ripagati anche solo dalla gioia di essere lì, in quel momento, a giocarsi il punto più importante della carriera. Lo sguardo concentrato, la risposta di rovescio, il diritto di Kalinskaya che finisce lungo di un metro, il volto che si distende, finalmente, in un sorriso contagioso. Attimi che Jasmine ricorderà per sempre.

Jasmine Paolini è la terza italiana a vincere un Master 1000 dopo Flavia Pennetta e Camila Giorgi. Ci è riuscita a Dubai, in un torneo tra i più prestigiosi e ricchi, sconfiggendo l’avversaria che l’aveva battuta all’Australian Open, la russa Kalinskaya. Da lunedì sarà numero 14 del mondo, il suo best ranking. È stato un torneo pazzesco, giocato con grande intensità. Nel quale, certo, ha avuto anche fortuna visto che ha potuto qualificarsi per la semifinale senza giocare a causa del ritiro di Rybakina. Ma in cui ha mostrato di poter competere ai massimi livelli.

Il successo della tennista italiana non è casuale. Ma è il frutto di un lavoro quotidiano, psicologico e tecnico. Dal punto di vista mentale Jasmine è cresciuta tantissimo: adesso è una giocatrice consapevole, che crede assolutamente nei propri mezzi. E che sa superare gli ostacoli che ogni partita gli mette di fronte. Non era semplice rimontare come ha fatto. Dopo aver perso il primo set 6-4, è andata sotto anche nel secondo, ma ha mantenuto i nervi saldi e si è imposta per 7-5. Nel terzo e decisivo set ha subito due volte il break, ma nel momento topico, sul 4-5 e servizio Kalinskaya, si è riportata in carreggiata e ha finito in crescendo, mostrandosi più matura della sua avversaria.

Se affrontiamo il lato tecnico, adesso Paolini ha più soluzioni di gioco, che le permettono di variare tattica a seconda delle avversarie che incontra. Jasmine è migliorata molto nel gioco di volo, anche grazie ai tanti tornei di doppio giocati insieme a Sara Errani. Ha un servizio più profondo, ficcante e incisivo. E ha affinato la tecnica di difesa, che prima era il suo tallone d’Achille. La “palla esplosiva”, il colpo risolutivo lo ha sempre avuto, doveva solo imparare a gestire meglio le varie fasi dello scambio.

Grande merito di questi miglioramenti va ascritto al suo coach e mentore, Renzo Furlan. L’ex pro azzurro (arrivato come best ranking al numero 19 ATP) ha lavorato in maniera maniacale, risultando decisivo in questo processo di maturazione tecnica e mentale. Ha costantemente dato forza alla sua “allieva”, trasmettendole quella fiducia di cui aveva bisogno. Furlan è riuscito a scavare nel profondo, studiando quali fossero i punti deboli da smussare e i punti di forza da risaltare. Il resto ce lo ha messo Jasmine, con perseveranza e passione.

Paolini è l’esempio di come gli ostacoli si possano superare. Di come la tensione si possa trasformare in spensieratezza e concentrazione. Quando la vedi giocare non puoi non volerle bene. E quando vedi il sorriso illuminarle il viso non puoi fare altro che sorridere anche tu.