I Pionieri del Calcio – La carriera controversa del portiere “Happy Jack” Hillman
John Hillman, per tutti “Happy Jack”, potrebbe essere definito un “portiere ingombrante”. E non solo per i suoi 101 chili di peso, distribuiti in 193 cm di altezza, che lo rendevano uno dei più possenti estremi difensori dell’epoca. Ma anche per gli aspetti controversi che ne hanno caratterizzato la carriera.
Un portiere di talento
I primi a credere in questo mastodontico ragazzo nato nel Devon furono i dirigenti del Burnley, che lo scovarono nelle giovanili del Young Pilgrims, una società affiliata al Plymouth Argyle. L’impatto con la sua nuova squadra fu ottimo: in poco tempo Hillman conquistò i gradi di titolare e divenne una colonna portante della squadra. In quattro anni difese la porta del Burnley in un centinaio di occasioni. Sembrava pronto per un ulteriore salto di qualità e, quando febbraio 1895 venne acquistato – per 150 sterline – dall’Everton sembrava che la sua carriera avrebbe spiccato definitivamente il volo. Ma Hillman non riuscì ad ambientarsi nella nuova realtà e dopo appena un anno e mezzo si trasferì al Dundee.
Nemmeno in Scozia Hillman ebbe troppa fortuna. Durante la stagione 1897-98 venne sospeso a causa dei gravi problemi finanziari del club, che non era più un grado di pagare il suo stipendio. Così Jack fece ritorno a casa. Lì sarebbe stato al sicuro e avrebbe ritrovato la serenità perduta. Per riaverlo con sé il Burnley scucì la bellezza di 225 sterline. In effetti Hillman tornò a essere un uomo felice, in un ambiente che lo amava e che lo coccolava. A ventotto anni riuscì a togliersi la soddisfazione di esordire con la maglia della Nazionale inglese, in occasione del pirotecnico 13-2 ai danni dell’Irlanda del 18 febbraio 1899.
Il tentativo di corruzione e la squalifica
Ma i guai erano in agguato. Nella stagione 1899-1900 Burnley non se la passava bene, per la prima volta nella sua storia si trovava nei bassifondi della classifica. All’ultima giornata, per scongiurare lo spettro della Second Division, avrebbe dovuto vincere in casa del Nottingham Forest. Hillman tentò di corrompere il capitano della squadra avversaria per due volte, prima dell’inizio della partita e durante l’intervallo. Ma McPherson rifiutò e il Nottingham Forest stravinse 4-0, condannando il Burnley alla retrocessione. A fine match il segretario del Nottingham Forest scrisse alla Football Association denunciando il comportamento deprecabile di Hillman.
Convocato dalla commissione della FA, Hillman provò a discolparsi dicendo che si era trattato di una boutade, di una frase scherzosa buttata lì. Ma la commissione non ci vide niente di divertente e lo squalificò per un anno. Solamente la sua precedente condotta immacolata gli permise di evitare la radiazione. Nel 1902, al ritorno dalla squalifica, provò a rilanciare la sua carriera. Sembrava esserci riuscito visto che, durante la sua permanenza tra i pali, la sua nuova squadra – il Manchester City – aveva vinto la Second Division e la FA Cup.
Il definitivo declino e il ritiro
Alla fine della stagione 1904-05 il City, che stava battagliando per la conquista del titolo, ebbe due scontri violenti contro Aston Villa ed Everton. Così, quando la commissione si riunì tutti pensavano che sarebbero stati presi provvedimenti per condotta violenta. Invece si trattava di corruzione. Le prove erano considerate evidenti e i giocatori coinvolti (ben diciassette) vennero sospesi con effetto immediato. Al termine dell’indagine la commissione prese la sua decisione, costringendo il Manchester City a cedere tutti. Compreso Hillman.
Jack sapeva benissimo che questa nuova condanna per corruzione avrebbe intaccato per sempre la sua reputazione. Dopo la tribolata fine del rapporto con il City si era accasato al Milwall Athletic. Ma qualcosa si era rotto, non si sentiva più “Happy” come diceva il suo soprannome. Non era più un ragazzino, gli stimoli non erano più gli stessi. Ufficialmente a mettere fine alla sua carriera fu un infortunio al gomito, ma probabilmente avrebbe smesso anche senza. Una volta appesi gli scarpini si dedicò all’attività di pasticcere. Dopo la prima guerra mondiale allenò per un anno il suo Burnley, ma fu l’unica esperienza in ambito calcistico.