La saggezza popolare, come è noto, è spesso molto più che un’accozzaglia di frasi fatte e, anzi, spesso si rivela profetica in numerosi campi di applicazione. Recita ad esempio il proverbio che “il Diavolo è nei dettagli” e, suo malgrado, il Frosinone di Di Francesco l’ha sperimentato sulla propria pelle contro il Milan.
La “diapositiva” da copertina è quella del gol del 2-3. Forse più che un dettaglio un vero e proprio colpo di fortuna ma tant’è: Jović è l’uomo della provvidenza in casa Milan. E’ il serbo, infatti, a trovarsi al posto giusto al momento giusto dopo un rocambolesco doppio rimpallo tra Romagnoli e Brescianini sull’ennesimo pallone della disperazione giocato in area di rigore dal Milan durante il concitato forcing finale. Gol che, ulteriore beffa per i locali, si genera su una palla persa malamente ancora dai Ciociari all’uscita della propria area di rigore.
Jović, l’insospettabile salvatore della patria. Se Stefano Pioli un motivo per sorridere lo porta via dallo Stirpe è in virtù dei tre punti che l’ex-attaccante della Fiorentina regala a un Milan preoccupante per almeno un’ora di gioco. I rossoneri sbattono infatti a lungo su di un Frosinone messo in campo con un 4-4-2 nel quale il neo-acquisto Seck si presta ad ala destra per aiutare Gelli a contenere il mortifero asse Theo-Leão. Aldilà della palla lunga a cercare il portoghese o la testa di Giroud il Milan di idee dimostra di averne ben poche, anche per la luna decisamente storta di Pulisic e Loftus-Cheek e per quella a targhe alterne di Rafa Leão: quando si accende il portoghese è letteralmente imprendibile (come dimostra nel secondo tempo) ma, specie nel primo tempo, si assenta per lunghi tratti dalla contesa. Da apprezzare in casa Milan anche la capacità di ribellarsi al 2-1 locale piazzando un controsorpasso che si genera solo nel finale e “più di pancia che di testa”, anche grazie al fisiologico calo fisico dei padroni di casa a vale di una gara estremamente intensa.
Come contro la Juventus e in numerose altre circostanze, Di Francesco può “mangiucchiarsi” i gomiti. Mordersi magari no, perché alla vigilia una sconfitta con il Milan era lo scenario più prevedibile per molti, ma le modalità del successo meneghino lasciano l’amaro in bocca. I locali interpretano una gara gagliarda, intesa e coraggiosa, ribaltando lo svantaggio iniziale e trovandosi addirittura avanti 2-1 con capitan Mazzitelli. Nel finale la stanchezza e il tasso tecnico del Diavolo finiscono per far pagare dazio al Frosinone, che pure a conti fatti vede sfumare un punticino di platino su una carambola davvero sfortunata. Zero punti da mettere in cascina, ma non mancano le note positive: dagli arrivi di Seck (buona la 1/a) e Valeri al solito Soule’, oltre all’ennesima eccellente prestazione “da squadra” che i laziali hanno messo in campo. Forse, questo, l’elemento più incoraggiante verso una maratona-salvezza ancora tutta da raccontare alla quale però il Frosinone, dopo il 2-3 contro i rossoneri, si iscrive paradossalmente con una grande iniezione di consapevolezza.