Alexandre Villaplane nacque ad Algeri nel 1904 ma all’età di quattordici anni si era trasferito con la propria famiglia in Francia, a Sète. In Algeria aveva imparato a giocare a calcio ed era entrato a far parte del Gallia Sports d’Alger (GSA), uno dei club algerini più rinomati, fondato nel 1908 da alcuni coloni europei che risiedevano in città. Aveva buone doti e non ebbe problemi a farsi apprezzare anche in Francia. La sua carriera procedette spedita, dopo aver giocato per il FC Sète 34 entrò a far parte del Nimes, riuscendo al contempo a esordire con la maglia della Nazionale francese nel 1926. Un nuovo approdo fu il Racing Club de Paris, con cui giocò per tre anni fino al 1932.
Le prestazioni con il club erano brillanti e Alexandre faceva della continuità di rendimento il suo punto di forza. Aveva un fisico prestante e non faceva mai mancare il suo massimo impegno. Essendo considerato una delle colonne della Nazionale francese, non solo ottenne la convocazione per i primi Mondiali di calcio del 1930 ma si guadagnò anche la fascia da capitano. Sarebbe stato lui a guidare i suoi compagni in Uruguay. La sua Francia venne eliminata subito, nel primo girone, ma si tolse la soddisfazione di vincere, il 13 luglio 1930, la prima partita dei campionati mondiali di calcio.
Nel 1932 lasciò Parigi per trasferirsi al FC Antibes, squadra con cui partecipò al primo campionato professionistico. Tutto sembrava filare per il verso giusto, l’Antibes riuscì a conquistare l’accesso alla finale del proprio girone. Ma a causa di un tentativo di corruzione, la squadra venne declassata e il finale ci andò il Cannes, che venne poi sconfitto dall’Olympique Lillois. Questo episodio si sarebbe rivelato deleterio per la carriera di Villaplane, che da quel momento avrebbe avuto un tracollo vertiginoso. Al termine della stagione 1932-33 passò al Nizza e nel 1934 si trasferì a Bordeaux per giocare con il FC Hispano-Bastidien.
Ma proprio nel periodo in cui vestiva la casacca dell’Hispano-Bastidien, avvenne un secondo episodio che mise fine, repentinamente, alla sua carriera da calciatore. Venne accusato di aver partecipato a corse di cavalli truccate e per questo motivo la dirigenza si vede costretta a stracciare il suo contratto. A causa di questa vicenda nel 1934 Villaplane venne condannato anche a sei mesi di carcere. L’ambiente carcerario, da cui cominciò un vero e proprio di andirivieni, finì per trascinarlo nel vortice del crimine. Ormai del grande calciatore non rimaneva nemmeno l’ombra. Villaplane finiva sui giornali solamente a causa delle frodi in cui era invischiato.
Nel 1940 strinse amicizia con Henri Lafont, pericoloso criminale e collaborazionista dei tedeschi. Carpendo la possibilità di arricchirsi, Villaplane iniziò a collaborare con la Dienststelle, una delle tante agenzie che utilizzavano il mercato nero per sfruttare l’economia francese e sovvenzionare i nazisti. Alexandre lo faceva per soldi, per avidità, più che per perpetrare la causa nazista in se stessa. Ma ciò non cambiava lo stato delle cose. Nel 1942 venne arrestato dalle SS per furto di pietre preziose, ma i suoi legami con la Gestapo francese lo fecero rilasciare in breve tempo.
All’inizio del 1944 Lafont decise di creare la Légion nord-africaine, una brigata che avrebbe operato a stretto contatto con i nazisti. Villaplane si unì al gruppo e ottenne rapidamente un posto da ufficiale. Avendo l’appoggio dell’esercito tedesco, l’ex calciatore fu promosso a Untersturmführer, sottotenente delle SS. Ormai non era più una questione di denaro. Adesso era un ufficiale nazista riconosciuto. Nel marzo del ’44 la brigata nordafricana, capeggiata da Villalane, uccise più di duecento persone in Dordogna. Operando una vera e propria pulizia etnica, divenne un incubo per gli abitanti di quella zona.
Il 24 agosto 1944 Alexandre Villaplane – che ne frattempo aveva ottenuto la cittadinanza tedesca per il suo “valore” militare – venne catturato a Parigi. Non c’era spazio per il perdono o per la comprensione. Villaplane avrebbe dovuto pagare per i suoi efferati omicidi e per aver tradito la sua nazione. Il 27 dicembre, alle ore 10:15, venne giustiziato a Fort de Montrouge per alto tradimento, omicidio e per la sua stretta relazione con l’occupante tedesco. Una fine ingloriosa per un uomo che era stato un esempio nei suoi primi anni da calciatore ma che adesso tutti volevano dimenticare in fretta.