Primo Piano

Pallone in Soffitta – Poco calcio, tanta arte: la storia di Fernando Gualtieri

Poco, pochissimo calcio. E tanta arte nel percorso straordinario di Fernando Gualtieri, nato in Francia da genitori romagnoli. Scomparso una settimana fa alla veneranda età di 104 anni, le opere di Gualtieri sono esposte nei musei di tutto il mondo: la figura di un pittore nato, diventato calciatore quasi per caso.

Fernando Gualtieri nasce a Longlaville, piccolo paese nella regione del Grand Est francese, il 1° dicembre 1919. I suoi genitori sono italiani e precisamente originari dell’Emilia-Romagna. Il padre, Secondo, è cesenate; mamma Elena Righi è invece di Talamello, nell’odierna provincia di Rimini. I Gualtieri avevano varcato anni prima il confine in cerca di lavoro, che il capofamiglia ha infine trovato come minatore. Il piccolo Fernando si trasferisce in Italia quando ha 4 anni, affidato alla nonna materna Caterina che vive nella frazione riminese di Viserba, dopo la morte del padre a 38 anni per silicosi. Manifesta in fretta la predisposizione per il disegno.

Da bambino.

Un periodo difficilissimo per il popolo italiano, appena uscito dal dramma del primo conflitto mondiale. In mezzo a consistenti difficoltà economiche, il nostro dà una mano allo zio che lavora come commerciante e, particolare non da poco per il racconto, scopre il calcio. Nel ruolo di ala sinistra indossa la maglia del Rimini in un match di Serie C 1940-41, compagno di squadra dell’ex nazionale Bruno Dugoni.

Poi viene chiamato sotto le armi per la Seconda Guerra Mondiale, nel Regio Esercito, per prestare servizio in Jugoslavia: Gualtieri riesce a evitare di recarsi in combattimento, perché l’abilità nel disegno lo consegna alla realizzazione di mappe militari. Sul finire del conflitto viene fatto prigioniero dai soldati tedeschi, il suo destino sembra segnato. Ma riesce a sfuggire alla deportazione, riparando a Viserba in maniera rocambolesca.

Primo piano.

In qualche modo riesce a ricongiungersi ai familiari, presso il paese della madre. Riprende a giocare a calcio. Nella stagione 1945-46 la sua avventura pallonara tocca l’apice con la maglia dell’Anconitana, nel campionato Centro-Sud della Divisione Nazionale: riesce a segnare una rete alla Lazio, incrociando un altro ex azzurro di Pozzo come allenatore. Parliamo di Achille Piccini. Gioca poi nel Riccione. In seguito il suo nome viene accostato a una militanza nel Bologna, di cui però non sono stati trovati riscontri.

A metà del Novecento, in modo abbastanza repentino, riprende quota la passione per il disegno e la pittura dopo il ritorno in Francia. Le sue opere iniziano a farsi conoscere, tanto che negli anni seguenti Gualtieri espone le proprie tele in tre continenti. Un esponente dell’iperrealismo pittorico molto apprezzato sulla scena internazionale da clienti celebri, considerato maestro de “Lo splendore del reale, che nel 1982 viene insignito della cittadinanza onoraria di Talamello.

“Il violino tzigano”, opera di Gualtieri.

Un legame destinato a non esaurirsi nel tempo con il piccolo paese romagnolo, che dal settembre 2002 ha un museo-pinacoteca a lui dedicato in Piazza Saffi (LINK AL SITO). Un fil rouge che non si interromperà neppure dopo il recente decesso in Francia, avvenuto il 10 gennaio all’età di 104 anni: la famiglia ha infatti iniziato l’iter burocratico per traslare le spoglie dell’artista nel cimitero di Talamello.

(Fonti: www.gualtierimuseum.it / Il Corriere della Sera, 11 gennaio 2024)