Sono le ore 22:00 dell’11 novembre 1923. Il calciatore dell’Aston Villa Tommy Ball e sua moglie Beatrice Richards sono appena rincasati dopo una serata passata al pub Church Tavern, non molto lontano dalla loro abitazione. Si sono trasferiti in quel cottage in Brick Kiln Lane, di proprietà del loro vicino George Stagg, da circa un anno. Ma i rapporti con il locatore non sono idilliaci. Le liti sono frequenti e riguardano in particolare il cane e le galline di Ball, che spesso invadono la proprietà di Stagg. Niente lascia presagire, però, che quella sera si consumerà la tragedia.
Tommy Ball era nato a Chester-le-Street, nella contea di Durham, l’11 febbraio 1900. Già a scuola aveva mostrato uno straordinario talento calcistico, ma prima di diventare un calciatore aveva dovuto fare tanta gavetta. Quando il Newcastle United lo ingaggiò, Tommy lavorava in miniera e giocava nei ritagli di tempo, in alcune squadre di minatori. In realtà l’esperienza di Newcastle non si rivelò particolarmente redditizia, visto che non riuscì mai a esordire in prima squadra.
La successiva chiamata dell’Aston Villa cambiò tutto. I Villans avevano bisogno di una riserva del centromediano titolare, Frank Barson. Inizialmente Ball veniva impiegato col contagocce, ma nel 1922, alla partenza del titolare, cominciò a giocare in pianta stabile dimostrando ottime qualità. La sua pazienza nel saper aspettare il suo momento venne finalmente ripagata. Nella stagione 1922-23 Tommy collezionò trentasei presenze e si mostrò come uno dei calciatori più interessanti e continui della squadra.
George Stagg, padre di quattro figli, era un uomo rude e litigioso. Aveva prestato servizio nell’esercito di Sua Maestà in Sudan e in Egitto e, dopo essere tornato a Birmingham nel 1904, era entrato nelle forze di polizia locali. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale si era arruolato nuovamente nell’esercito ma, ferito a un polpaccio, venne dichiarato non più idoneo al servizio attivo e rispedito a casa. Probabilmente queste vicissitudini lo avevano reso ancora più intollerante e irritato. Al suo ritorno Stagg aveva investito i propri risparmi nell’acquisto di Somerville Cottages, concedendone uno ai Ball in affitto. Ma i rapporti non erano mai decollati.
Quella sera del 11 novembre Stagg avrà pensato “Questa è l’ultima volta”, mentre si preparava a uscire per affrontare il suo rivale, con in pugno una pistola. Tommy Ball, invece, era uscito in giardino per cercare il cane, in attesa che la cena fosse pronta. La tragedia si consumò pochi minuti dopo. La moglie sentì litigare, poi uno sparo; corse immediatamente fuori e vide il marito barcollante e sanguinante, colpito a freddo dal colpo d’arma da fuoco sparato dal vicino. Tommy sarebbe morto di lì a poco tra le sue braccia. “È stato un incidente, ho sparato per spaventarlo”, disse l’omicida alla polizia quella sera, spiegando di aver afferrato l’arma quando aveva sentito qualcuno che tentava di arrampicarsi nel suo giardino. Ma la storia faceva acqua da tutte le parti e Stagg venne arrestato con l’accusa di omicidio volontario e premeditato.
Il processo si tenne nel febbraio 1924. Davanti al giudice Stagg raccontò la sua versione dei fatti: “Non c’è stata malizia o premeditazione. Il mio cane stava abbaiando mentre Ball passava davanti al cancello del mio giardino e gridava al cane di fermarlo. Sono balzato giù dalla sedia su cui mi ero appisolato. Avevo la pistola in mano quando sono andato al cancello per vedere cosa fosse successo perché il cane abbaiava. Dissi al mio cane di entrare, e Ball, che era sotto l’effetto dell’alcol, mi gridò: “Entra e vai a letto o ti spacco il cervello”. Gli ho detto di scendere dal cancello e di andare a letto e ho usato la pistola per spaventarlo. Si allontanò e tornò di nuovo e cercò di scavalcare di nuovo il cancello. L’ho spinto indietro con la canna della pistola, e lui ha afferrato la pistola e ha cercato di strapparmela. Quando ho tirato via la pistola, ho fatto un passo indietro e la pistola è esplosa: uno scatto improvviso, ed è partita”.
Stagg aggiunse che Ball era spesso ubriaco e picchiava la moglie, ma sia l’allenatore dell’Aston Villa Alfred Miles che la vedova negarono le accuse. La giuria non credette alla versione dell’imputato e, dopo un’ora e quaranta, decise per la sua colpevolezza. Decisive furono anche le testimonianze del proprietario del pub Church Tavern e di un autista di autobus, che giurarono che Ball fosse sobrio quella sera. Il giudice, tenendo conto dell’opinione espressa dalla giuria, condannò a morte Stagg e rifiutò la richiesta della difesa di poter ricorrere in appello.
Ma Stagg sfuggì al suo destino e alla mannaia del boia. Con una controversa decisione il neo ministro degli Interni, il laburista Arthur Henderson, contrario alla pena di morte, commutò la condanna a morte di Stagg in ergastolo. Tre anni più tardi l’assassino di Tommy Ball venne dichiarato pazzo e venne trasferito nell’ospedale di Broadmoor. Morì nel 1966 a Highcroft Mental Hospital di Birmingham, dopo aver cambiato numerose strutture psichiatriche.
Condanna a morte o ergastolo, poco importava. Niente e nessuno avrebbe potuto restituire Tommy al calore e all’affetto dei propri cari. Ai funerali, che si svolsero alla St. John’s Church, Perry’s Barr, partecipò una folla commossa. Compresi i calciatori dell’Aston Villa, affranti dal dolore di aver perso un loro compagno di squadra ma determinati ad aiutare, nel loro piccolo, la sua famiglia. Organizzarono una colletta, con cui vennero stanziati 127 sterline da destinare alla vedova del povero Tommy.