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Dall’Heysel di Boniek al rifiuto saudita di Zieliński: pillole di una Serie A sempre più polacca

Poco più di un anno fa, il 10 novembre 2022, il commissario tecnico della Polonia, Czesław Michniewicz, stilava la lista definitiva delle sue scelte per il mondiale in Qatar. Tra i 26 convocati facevano parte della Serie A ben 11 giocatori più uno (Glik) della Serie B. Negli ultimi 10 anni si è verificata una grande esplosione di talenti polacchi che hanno, chi più e chi meno, lasciato il segno nel Bel Paese.

La storia inizia nel 1982, con l’arrivo di Zbigniew “Zibì” Boniek, che dividerà i suoi 6 anni di militanza in Italia tra Juventus e Roma. La sua ultima partita in maglia bianconera è la tristemente nota finale di Champions League del 1985, ricordata come Strage dell’Heysel. Fu proprio il polacco a conquistarsi il rigore, da un fallo in realtà fuori area, con il cui Platini consegnò la coppa agli juventini. Con il peso di 39 morti su quella partita, Boniek devolverà interamente il suo premio partita alle vittime, accusando anni dopo i colleghi di essere stato l’unico a farlo. Oggi è il presidente della Federcalcio polacca e la sua stella allo Stadium è stata rimossa per fare spazio a quella di Edgard Davids, sotto forte spinta degli ultràs.

“Non serbo rancore ma quando l’ho incontrato nelle riunioni Uefa, prima del casino della Superlega, gli ho detto ciò che penso: ‘Andrea, ti sei venduto agli ultras'” dichiarerà successivamente parlando di Agnelli, insomma non il migliore degli addii. 

Sicuramente meno memorabile l’esperienza dell’altro polacco arrivato in Italia con Boniek, Wladyslaw Zmuda. Due anni di calvario tra gli infortuni con il Verona e una stagione in massima serie con la Cremonese, in cui troverà il suo unico gol in Serie A: una bella girata al volo dal calcio d’angolo che consegna un prezioso pareggio contro la Lazio, che non basterà però ad evitare la retrocessione.

Negli anni successivi si distinguerà Koźmiński, per ben 10 anni in Italia (1992-2002), divisi tra Udinese e Brescia e una fugace esperienza ad Ancona.

Un punto di svolta per questa storia lo dà sicuramente l’ingaggio in prestito da parte della Roma nel 2015 di un portiere venticinquenne, Wojciech Szczęsny, per tutti Tech. Il carattere genuino, secco, sincero, e le prestazioni in campo lo portano velocemente alla corte della Juventus di cui ancora oggi è il difensore tra i pali. “Ho detto che quando ero alla Roma ho messo in panchina Alisson, il miglior portiere del mondo, ed ora alla Juve faccio il titolare al posto di Buffon, uno dei migliori della storia. Possiamo concludere che probabilmente sono il miglior portiere del mondo e della storia” così nel 2019, dichiara ironicamente al portale polacco Przeglad Sportowy

Notevoli le sue dichiarazioni sull’Arabia Saudita, che tanto lo ha cercato nell’ultima estate: “Ho già guadagnato un sacco di soldi nella mia vita. Preferisco le sfide divertenti” . Insomma il portierone di Varsavia è riuscito a conquistarsi una grande fetta del cuore degli appassionati, proprio come ha fatto un suo altro connazionale: Piotr Zieliński. 

Il centrocampista di cresce calcisticamente nel Lubin ed arriva nelle giovanili dell’Udinese nel 2011, con cui però non troverà spazio negli anni successivi, accasandosi alla corte di Sarri nell’Empoli. Lo stesso tecnico toscano lo richiamerà due anni dopo a Napoli, dove quest’anno ha iniziato la sua ottava stagione. Una vera e propria storia d’amore, culminata quest’estate, nel mezzo dell’affaire Gabri Veiga. Mentre il giovanissimo talento galiziano accettava incredibilmente l’offerta araba, Piotr, quando tutto sembrava già deciso, rifiuta i soldi sauditi. Fondamentale un consiglio di famiglia, dove la volontà, soprattutto quella della moglie Laura, è chiara: c’è altro oltre i soldi. Zielinski dice no a ben 15 milioni netti all’anno, la famiglia vince sul denaro: una storia romantica che alimenta ancora di più l’amore tra i partenopei e il centrocampista polacco, già indimenticabile in quanto protagonista dello storico terzo scudetto.

Se si parla di romanticismo come non pensare a Krzysztof Piątek, che sembrava già destinato a fare la storia del Milan. Sei mesi al Genoa irreali, l’arrivo per 35 milioni a gennaio nel capoluogo lombardo. L’impatto è devastante, una doppietta al Napoli in Coppa Italia lo aveva lanciato nei titoli dei giornali “Segna come Shevchenko” . L’anno successivo la deludente gestione Giampaolo e un Milan sempre più in discesa non lo aiutano, dovrà fare spazio a gennaio all’ingombrante arrivo di Ibrahimovic. Negli anni l’esperienza all’Hertha Berlino e poi il ritorno in Italia tra Fiorentina e Salernitana, dove non si sono visti i lampi di una volta.

E proprio a Salerno concludiamo questo viaggio, è qui che si è accasato l’ultimo prodotto del calcio polacco, Mateusz Łęgowski. Classe 2003, con un passato nelle giovanili del Valencia, è fortemente voluto da mister Sousa, ex CT della nazionale polacca. Il ragazzo trova spazio e anche il gol, da titolare, contro l’Inter, prima però che venga annullato dal Var. La gioia rimane per ora quindi strozzata in gola, chissà che non sia l’inizio di un’altra grande storia dalla patria di Chopin.

Foto: Rogerio Moroti / MondoSportivo.it