ESCLUSIVA – Alessio Angelo Bertin: “Non è vero che i procuratori hanno rovinato il calcio”
Per le nostre interviste esclusive questa volta abbiamo deciso di fare qualcosa di diverso dall’ordinario e di intervistare un procuratore sportivo, Alessio Angelo Bertin, che ci ha parlato del calcio da un punto di vista diverso e che ci ha
Buongiorno Alessio, come di prassi qui su MondoSportivo ti chiedo di presentarti brevemente ai nostri lettori.
Buongiorno a tutti, mi presento, sono Alessio Angelo Bertin, ho 39 anni e vivo nel Lodigiano. Sono sposato, padre di tre figli e le mie passioni sono la Formula Uno e soprattutto il calcio.
Come è nata la tua decisione di diventare procuratore sportivo? È stata una scelta dettata dalla passione o da altri motivi? Come sei entrato nel mondo del calcio dalla parte dei bottoni? Da quanti anni persegui questa carriera?
Ho giocato per 27 anni a livello dilettantistico. Già quando giocavo avevo abilità nello spostare giocatori da una squadra all’altra, poi nella stagione 2019/2020, grazie a questa “dote”, sono diventato direttore sportivo della squadra del paese accanto al mio. Con l’arrivo del Covid, si è fermato tutto e di conseguenza anche il mio ruolo. Durante quell’estate parecchi giocatori mi chiedevano un aiuto a cercare squadra, e lo stesso facevano i direttori sportivi per completare le rose. Uno di questi direttori mi ha presentato ai fratelli Saggio della Star Sport Group e da lì è iniziato il mio percorso nel mondo degli agenti.
Quali sono secondo te le caratteristiche imprescindibili che deve possedere un giocatore moderno per stare al passo col calcio di oggi?
Un calciatore moderno per emergere oggi, oltre al talento, deve essere al top in tutto: fisico, psichico, atletico, alimentare ma la caratteristica fondamentale è la “fame”. I miei ragazzi devono avere l’ambizione di migliorare ogni giorno per arrivare in alto.
Cosa vuol dire essere procuratore oggi anche alla luce delle nuove regole che si è data qualche anno fa la UEFA?
Dal 2020, quando ho mosso i primi passi in questo mondo, ho incontrato personaggi ambigui (fortunatamente anche brave persone), pronti a fregarti anche solo un “pezzetto di pane”. Abbiamo l’etichetta di “quelli che hanno rovinato il calcio”, ma ora con la nuova normativa UEFA si spera di mettere ordine a questa giungla. Non è vero che i procuratori hanno rovinato il calcio: avere un agente vuol dire affidarsi e fidarsi di una persona che ti consiglia, indirizza e, cosa importante, che ti supporta nei momenti chiave.
Come vede il calcio italiano una persona come te, abituata a viverlo dall’interno? È davvero un movimento così in crisi come molti dicono?
L’Italia del calcio negli anni 90 era l’ombelico del mondo, negli anni a seguire siamo rimasti sulla cresta dell’onda, senza però aggiornare o innovare il sistema calcio. Oggi a livello economico siamo in sofferenza quindi molte scelte di campo sono condizionate dalla componente economica. In tutto questo c’è poco di calcio… Ritengo che a livello giovanile ci siano ragazzi molto interessanti, finito il percorso giovanile però si perdono perché non ritenuti pronti dai club. Oggi un giovane esce a 19 anni dalla primavera e in media fino ai 22 anni non gioca nella prima squadra nel quale è cresciuto. Penso che la tendenza nei prossimi anni sia quella di dar fiducia e far crescere i migliori talenti dai settori giovanili.
Quale è stato il “colpo” che ti ha dato più soddisfazione come procuratore? C’è qualche giocatore che poi ti sei pentito di non aver seguito nel suo cammino professionale?
Il colpo che mi darà più soddisfazione sarà il prossimo che facciamo. Il colpo invece che avrei voluto fare era Emre Demir, 2003, oggi al Fenerbahce. Doveva venire in Italia, invece andò al Barcellona.
Ultima domanda: dicci il nome di un giocatore giovane che secondo te ha un grande futuro davanti a sé.
Ci sono parecchi giovani sulla rampa di lancio e sceglierne solo uno sarebbe impossibile… L’ultimo che ho visto è Alexandru Capac, 2005 esterno tutto dribbling e tecnica del Torino. Un ragazzo sicuramente da tenere d’occhio.