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Lugano, si parte con obiettivi ambiziosi

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Dal nostro inviato a Lugano (CH)

Come ormai tradizione, è andata in scena, oggi al LAC, la conferenza stampa d’inizio stagione del Lugano. Tenuta di solito il martedì precedente all’inizio del campionato (anche se i ticinesi partiranno mercoledì prossimo a Losanna, contro la neo promossa Stade Lausanne-Ouchy), è andata in scena con un giorno di ritardo in quanto la squadra, ieri, era impegnata in un’amichevole a porte chiuse contro l’Inter (persa 3-0).

Molti gli argomenti toccati dai relatori (il CEO Martin Blaser, il dirigente Michele Campana, il Direttore sportivo Carlos Da Silva, il direttore del Team Ticino Roman Hangarter e l’allenatore Mattia Croci Torti): una particolare attenzione è stata data al bilancio. Il club ha avuto, nella passata stagione, un budget di oltre 24 milioni milioni di franchi: una cifra importante. Le entrate, ovviamente, non vanno a pareggiare questa cifra: tuttavia, l’idea della proprietà è quella di investire oggi per potere, un domani, avere un rientro importante, quando (2026) sarà pronta la nuova Arena Sportiva.

Ci si augura di poter avere presenti, nel nuovo stadio, circa 6.000 spettatori a partita, in analogia con quelli che seguono l’hockey nel Cantone. Ma non solo: se la squadra otterrà importanti risultati sportivi, potrà anche ambire a far giocare, nelle sue fila, giocatori importanti, in grado di crescere e di essere poi rivenduti a cifre interessanti (quello che viene chiamato player trading, come scrivono quelli bravi): il Basilea che ha lasciato andare Diouf per 14 milioni in Francia e, intanto che scriviamo, sta trattando la cessione del nazionale rossocrociato Amdouni in Inghilterra (per 18 milioni) è l’esempio che si vorrebbe seguire.

A livello di botteghino, verranno fatte operazioni simpatia anche e soprattutto nella Svizzera interna, oggi ben collegata via treno al Ticino grazie al completamento di Alp Transit, mercato ritenuto più facilmente aggredibile di quello italiano, dove la concorrenza della nostra Serie A (Milano, come sappiamo, è a un’ora di macchina da qui) è ritenuta al di sopra delle possibilità della Super League elvetica. C’è molta curiosità anche per lo stadio provvisorio “all’inglese” con le tribune coperte dietro le porte: con una capienza di circa 5.000 posti a sedere, ci si augura di vederlo spesso pieno, nel corso della stagione, anche se non potrà ospitare le partite delle competizioni europee.

Particolare attenzione è stata data alle squadre giovanili. Roman Hangarter, direttore del Team Ticino e responsabile dell’area, ha ripercorso le tappe che hanno portato la seconda squadra (che si chiamerà Lugano U21 da questa stagione) a guadagnarsi, a giugno, la promozione in Promotion League, la terza categoria del calcio svizzero e la massima raggiungibile dalle squadre giovanili. Il progetto è quello di garantire un bacino di giovani promettenti alla Prima squadra, oltre che essere un banco di prova per consentire alle riserve o ai giocatori in fase di recupero infortuni di fare minuti, in una realtà tecnicamente più valida della Prima Lega Classic. Verrà inoltre creata l’U19, che dovrà diventare una vera e propria fucina di talenti. Un investimento, anche economico, di una certa importanza.

E la prima squadra? Alla vigilia dell’inizio, il mister non potrebbe essere più carico. A una nostra richiesta di commento sugli obiettivi stagionali (buoni risultati in Coppa svizzera, un piazzamento europeo in campionato e una fase a gironi di spessore, in Europa League o Conference League, a seconda di come andranno gli spareggi di agosto, che saranno disputati sul neutro di Ginevra), il tecnico di Vacallo ci ha risposto così: Siamo abituati a scendere in campo per vincere. Ho l’esperienza come assistente allenatore qui di due campagne europee, so cosa vuol dire giocare al giovedì sera in Europa per poi ributtarsi nel campionato al fine settimana. Sono consapevole che ci saranno momenti difficili, la società sa che dovremo avere una rosa completa, e lo sforzo che si sta facendo è finalizzato a mettermela a disposizione.” 

Sugli obiettivi ambiziosi, a differenza di altre stagioni, quando si partiva con la speranza di mantenere la categoria, l’allenatore ci ha detto con un sorriso: “Credo sia normale che la società abbia alzato l’asticella. Ma del resto, se non sapessi convivere con queste ambizioni e con la pressione che queste generano, non sarei seduto qui con voi oggi e sulla panchina del Lugano.”