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Luisito Suárez (1935-2023), il fosforo al potere

Nella giornata di domenica è scomparso Luís Suárez, per tutti Luisito, colonna della grande Inter degli anni ’60 e tra i calciatori spagnoli più influenti di sempre.

Nato a La Coruña nel 1935, Luisito Suárez si mise in mostra immediatamente con la casacca del Deportivo, nella sua città natale. Centrocampista dalle doti tecniche sublimi e provvisto di intelligenza sopraffina, che gli consentiva di comprendere in anticipo lo sviluppo del gioco (e vedere la porta con risultati discreti). Il successivo passaggio al Barcellona lo impose all’attenzione continentale, soprattutto grazie all’affermazione nel Pallone d’Oro 1960.

Un campione, ammirato e riconosciuto a livello internazionale. Ma grazie al trasferimento in Italia, all’Inter, scrisse pagine leggendarie. E, di pari passo, il suo lancio lungo divenne un cult.

L’architetto del gioco della Grande Inter di Moratti ed Herrera, che nel giro di un anno sbancò due volte l’Europa e poi il mondo, grazie alle doppiette in Coppa dei Campioni e in Intercontinentale. Nel frattempo contribuì a quello che è rimasto per tanto tempo l’unico trionfo della Spagna in un torneo importante: Euro 1964. Con la fine della squadra nerazzurra che aveva imperversato per anni in patria e fuori, Luisito fu ritenuto ormai passato di moda e ceduto alla Sampdoria, dove si tolse la soddisfazione a 37 anni (nel 1972) di guadagnarsi l’ultima convocazione in Nazionale della carriera. Indossò la fascia di capitano contro la Grecia a Salonicco, per la 32ª e conclusiva presenza.

Passato in panchina (tra cui un’esperienza fallimentare al Cagliari, club a cui fu vicino da giocatore dopo lo Scudetto dei sardi), trovò il suo miglior momento alla guida della rappresentativa spagnola Under 21, che nel 1986 portò sul tetto europeo proprio contro l’Italia. Il passo successivo, con l’incarico a ct della rappresentativa maggiore, fu naturale. Con Suárez la Spagna si qualificò al Mondiale di Italia ’90 e tornò nel Belpaese da selezionatore delle Furie Rosse: una rassegna non molto positiva che chiuse il suo ciclo agli ottavi di finale.

Richiamato dall’Inter in alcune occasioni non troppo fortunate (1992 e 1995 come allenatore, in seguito come dirigente), ha poi dovuto riporre le velleità di tecnico a favore del ruolo di pungente opinionista televisivo. Oggi la scomparsa a 88 anni a Milano, all’ospedale Niguarda, dopo aver lottato contro una grave malattia.

 

Published by
Fabio Ornano