I Pionieri del Calcio – Eroismo e tragedia di Hughie Ferguson, scozzese del Cardiff

Finale di FA Cup 1926-27. La sfida è serrata ed equilibrata, come lo sono state le due di campionato. Cardiff City e Arsenal si equivalgono e sperano nel guizzo di un loro campione per ottenere la prima FA Cup della loro storia. Il Cardiff è una squadra “multietnica”: tra le sue fila ci sono solamente due calciatori gallesi, il capitano Fred Keenor e l’attaccante Ernie Curtis. Lo stesso numero dell’Arsenal, che schiera il portiere Lewis e il difensore Bob John. Al 74′ il risultato è ancora fermo sullo 0-0. Ma l’equilibrio viene finalmente spezzato da Hughie Ferguson, ventinovenne attaccante del Cardiff, bomber che nella sua carriera era stato capace di realizzare più di 280 gol con la maglia del Motherwell. Sembra una barzelletta: uno scozzese che fa vincere la Coppa d’Inghilterra a una squadra gallese. Ma è tutto vero.

L’esplosione con la maglia del Motherwell

Hugh Ferguson, per tutti Hughie, nacque a Motherwell il 2 marzo 1898. Fin da piccolo dimostrò di avere grandi doti con il pallone tra i piedi ed entrò a far parte del Parkhead Juniors. Inizialmente veniva impiegato come mediano, ma presto venne spostato in attacco. Le grandi prestazioni e le sue indubbie qualità tecniche scatenarono l’interesse di club di prim’ordine. Si diceva che di lui ci fosse il forte interesse del Manchester City, ma l’avvio della guerra e la sospensione del campionato inglese fecero sfumare l’affare. Rimase così al Parkhead, riuscendo a mettersi in mostra realizzando trenta gol.

Nel 1916, a stagione in corso, accettò di passare al Motherwell. Fu la svolta della sua carriera. Come nelle attese, divenne subito un perno del reparto avanzato. In nove stagioni realizzò la bellezza di 284 gol e si laureò per tre volte capocannoniere del campionato scozzese. Hughie non poteva chiedere altro alla sua carriera. Era un calciatore sulla cresta dell’onda, amato e rispettato da tutti. Eppure, nel 1922, realizzò che aveva bisogno di nuovi stimoli. Chiese di essere ceduto e venne accontentato.

Una nuova avventura

Per liberarlo il Motherwell chiedeva 4.000 sterline, una cifra considerevole per l’epoca. Ma il Manchester City non era spaventato dalla richiesta ed era tornato alla carica. Lo volevano a tutti i costi. L’accordo era stato trovato per 3.900 sterline, ma Ferguson rifiutò la proposta. Ebbe contatti anche con il Bournemouth ma l’affare (Ferguson avrebbe avuto il ruolo di allenatore-giocatore) si bloccò nuovamente. Decise quindi di aspettare e rimanere al Motherwell. Fu solo tre anni più tardi che il suo desiderio di cambiare aria trovò compimento. Lo aspettava la nuova avventura al Cardiff City.

I gallesi soddisfecero le richieste economiche del Motherwell e pagarono un lauto compenso (5.000 sterline) allo stesso Ferguson. Al passo d’addio tutta la città si fermò per salutare il campione che se ne stava andando. Agli operai delle acciaierie venne concessa un’ora di permesso per riversarsi in strada e rendere omaggio a Hughie. Nella sua stagione d’esordio in First Division con la maglia del Cardiff, Ferguson brillò realizzando ben diciannove reti. Ma la vera gloria arrivò, per l’appunto, il 23 aprile 1927, quando il suo gol determinò la vittoria della FA Cup.

Dall’eroismo alla tragedia: la depressione e la morte

Nel 1929, dopo tre stagioni di altissimo livello, lasciò Cardiff per tornare in patria, al Dundee. Ma le cose non andarono per il verso giusto. In diciassette apparizioni segnò solamente due gol, provocando i malumori de tifosi, che lo ritenevano un calciatore ormai finito. Era indubbiamente un calciatore sul viale del tramonto, ma il carico di giudizi negativi sulle sue prestazioni, al netto della grande carriera che lo aveva visto protagonista, era ingeneroso. Sommerso dal peso delle critiche, Ferguson entrò in un vortice, una depressione profondissima dalla quale non si riprese più.

L’8 gennaio 1930, a soli trentadue anni, Ferguson decise di farla finita. Rimasto solo dopo una sessione di allenamento al Dens Park, lo stadio del Dundee, si avvolse la testa in un cappotto e si posizionò vicino a un anello di gas. Fu ritrovato morto il giorno successivo, da alcuni operai che stavano compiendo dei lavori di manutenzione. Hughie lasciò la moglie incinta e due figli. Successivamente alla sua morte la famiglia avanzò l’ipotesi che soffrisse di uno “squilibrio dell’orecchio sinistro”, che aveva influenzato negativamente la sua forma. Riteneva che si trattasse di una forma tumorale al cervello non diagnosticata. Hughie Ferguson, l’attaccante scozzese che fece gioire i gallesi e piangere gli inglesi, è tumulato nel cimitero di Airbles, nella sua città natale di Motherwell.

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Simone Galli