La prima storica vittoria della Nazionale Spagnola è datata 28 agosto 1920, quando in occasione dei Giochi Olimpici di Anversa, sconfisse per 1-0 la Danimarca. Difettava di esperienza ma era una squadra dalle grandi potenzialità. Basti pensare che nell’undici iniziale c’erano futuri campioni come Zamora, Samitier, Belauste e Pichichi. Il gol decisivo venne realizzato da un ventisettenne attaccante basco che militava nel Real Unión, Patricio Arabolaza. Era il primo marcatore della storia delle Furie Rosse.
Nato a Irún (Paesi Baschi) nel 1893, Arabolaza aveva cominciato a giocare a calcio nel Racing de Irún. Era un centravanti combattivo e potente, quello che nei paesi ispanici viene definito in gergo tanque. Un autentico carro armato, che faceva della fisicità e del colpo di testa la sua dote migliore. I suoi 178 cm di altezza (per 85kg. di peso) erano quasi una rarità in un’epoca nella quale gli attaccanti erano molto più bassi e longilinei. L’unico difetto è che aveva i piedi piatti ed era costretto a mettere solette di sughero negli scarpini per correre meglio.
Nel 1913 vinse col proprio club la Copa de España, l’attuale Copa del Rey, battendo in finale l’Athletic Club Bilbao. E due anni più tardi aderì al neonato Real Unión dopo la fusione tra la sua ex squadra e lo Sporting Irún. Arabolaza era l’attaccante giusto nel posto giusto. Divenne un punto di riferimento imprescindibile per la sua nuova squadra. Nel 1918 tornò a giocare la finale della Coppa di Spagna: stavolta a inchinarsi ai baschi fu nientemeno che il Real Madrid.
Le ottime prestazioni con il club gli permisero di essere preso in considerazione dal selezionatore Francisco Bru per le Olimpiadi del ’20 ad Anversa. Arabolaza ripagò la fiducia con la rete delle vittoria contro la Danimarca. Accadde al 54′, quando un suo tiro potente e preciso finì in rete accarezzando il palo. Fu un lampo solitario, visto che non riuscì a segnare altre reti. Ma che lo consegnò alla storia.
Sembrava che Patricio fosse destinato a diventare uno dei più forti della sua generazione. Non cambiò mai squadra e andò vicinissimo alla terza coppa della sua carriera, ma nell’occasione più propizia, la finale con il Barcellona, tutto andò per il verso sbagliato: il Real Unión perse 5-1 e Arabolaza venne squalificato per un anno ( e multato di 500 pesetas) a seguito di una rissa scoppiata durante la partita.
Arabolaza provò a tornare a giocare a calcio, ma l’anno di squalifica lo aveva infiacchito e demoralizzato. Così nel 1923 si ritirò definitivamente. Rimase comunque nel Real Unión come consulente sportivo. Fino alla prematura scomparsa, avvenuta il 10 marzo 1935, poco prima dello scoppio della guerra civile, a causa di una broncopolmonite. Nella sua città natale è ancora ricordato: gli è stata intitolata una via adiacente allo stadio Gal, l’impianto utilizzato dal Real Unión.
Inoltre tra il 1953 e il 1968 venne istituito, da parte dei giornali Marca e Arriba, un trofeo in suo nome per premiare “il calciatore più combattivo”. Colui che, come Arabolaza, aveva mostrato più di tutti la sua Furia.