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I Pionieri #SpecialeAnniversari – Attilio Fresia, primo calciatore italiano in Inghilterra

Esattamente cent’anni fa, il 14 aprile 1923, la tubercolosi si portava via Attilio Fresia. Centrocampista di grande talento, era stato scoperto nientemeno che da Vittorio Pozzo, rimasto letteralmente folgorato dalle sue qualità tecniche. Era un calciatore pieno di inventiva, dalla giocata facile. Eppure può essere considerato un giocatore sottovalutato, sprovvisto di quelle attenzioni che avrebbe meritato. Pioniere vero, fu il primo calciatore a lasciare l’Italia per raggiungere la terra dove, qualche decennio prima, il calcio era nato. Il primo calciatore italiano a giocare nel campionato inglese.

Gli inizi della carriera e lo “scandalo-tesseramento”

Fresia cominciò nelle fila del Piemonte Football Club, club torinese destinato a scomparire – per difficoltà economiche – nel 1914. La svolta della carriera avvenne nel 1912, quando approdò all’Andrea Doria, squadra che aveva appena vinto il Campionato ginnastico. Non ci mise molto a far vedere le sue doti. Un anno a Genova gli bastò per consacrarsi. A soli ventuno anni era un calciatore più che promettente, pronto a spiccare definitivamente il volo.

Nel 1913 il Genoa del presidente George Davidson lo voleva fortemente. Aveva visto in Fresia – assieme ai compagni di squadra Sardi e Santamaria – il calciatore giusto per completare la squadra e tornare ai vertici del calcio italiano. La società rossoblù era disposta a tutto, pur di avere Attilio. Anche a contravvenire alle regole imposte, che bandivano ogni esborso economico per l’acquisto di un calciatore (all’epoca il professionismo era vietato). Fresia avrebbe vestito la maglia del Genoa in cambio di 400 lire. Ma sfortunatamente la FIGC scoprì l’affare e lo bloccò, squalificando il giocatore per due anni.

Le attenzioni del Reading e l’avventura inglese

In quei giorni il Reading era in Italia per una tournée. Gli inglesi avevano giocato proprio contro il Genoa ed erano rimasti affascinati dalla bravura di Fresia, autore delle due reti rossoblù nel 2-4 finale. Ritenendo che fosse un calciatore adatto anche al calcio inglese, gli proposero di trasferirsi in Inghilterra. La voglia di confrontarsi con il campionato di calcio per eccellenza e la squalifica appena inflittagli dalla FIGC, convinsero Attilio ad accettare le lusinghe degli inglesi. Grazie alla mediazione di William Garbutt, che da giovane aveva giocato nel Reading, Fresia firmò il suo contratto.

La FIGC, presa alla sprovvista dalla decisione di Fresia, tardò a concedere il trasferimento. Era la prima volta che un calciatore varcava i confini italiani per approdare in Inghilterra. Mentre aspettava l’ok definitivo da parte della Federazione, Fresia si manteneva in forma allenandosi con il Genoa. Ma non era l’unico ad attendere spasmodicamente che qualcosa si smuovesse. Anche Oltremanica crescevano l’attesa e l’entusiasmo per il suo arrivo. I tifosi del Reading, informati quotidianamente sui dettagli della trattativa, aspettavano con trepidazione l’arrivo del loro idolo.

Solo a dicembre 1913 Fresia poté esordire con la maglia delle riserve del Reading contro il Croydon Common. A dirla tutta l’esperienza inglese si rivelò un mezzo fiasco. Le aspettative riposte in lui da tifosi e stampa vennero deluse. Fresia non si ambientò del tutto e tornò in Italia nel giro di pochi mesi. La stampa locale lo etichettò come un giocatore adatto solamente ai terreni duri, non a quelli morbidi.

Gli ultimi anni di carriera, il Brasile, la morte prematura

Stante la squalifica, Fresia poté tornare a giocare solamente nel 1915. La sua nuova squadra fu il Modena, nelle cui fila militò anche durante il periodo bellico. Una fugace apparizione al Livorno nel 1919/20, prima di fare nuovamente ritorno al Modena e chiudere la carriera. L’intuito e l’intelligenza che lo avevano contraddistinto da giocatore sembravano le qualità adatte per renderlo un grande tecnico. Cominciò allenando il Livorno, ma ben presto si ammalò e gli fu consigliato di cercare un clima più adatto alla sua salute. Decise quindi di emigrare nuovamente, stavolta ben più lontano della relativamente vicina Inghilterra. Partì, assieme alla moglie Nerina Secchi, alla volta del Brasile.

Ad accoglierlo fu il Palestra Italia, squadra di emigranti italiani che in futuro avrebbe cambiato nome in Palmeiras. In Brasile lasciò subito la sua impronta vincendo lo spareggio del campionato paulista contro il Paulistano del grande attaccante Friedenreich. A causa del peggioramento delle sue condizioni di salute fece ritorno a Modena, dove allenò la prima squadra degli emiliani. Fu la sua ultima avventura calcistica, prima della prematura morte avvenuta nel 1923 a soli 32 anni.