Una paziente ricostruzione
L’Italia non ha brillato, ma era ovvio che fosse così. Dopo la mancata qualificazione ai mondiali, serviva una profonda ricostruzione della nostra nazionale. Mancini ci sta provando: elmetto e piccone e via a scavare, alla ricerca di qualche pepita, anche solo una gemma preziosa che potesse dare carati a un gruppo che ne ha persi parecchi, dopo l’Europeo vinto.
Si ripartiva dall’Inghilterra: una nazionale forte, anch’essa in fase di trasformazione, ma non in maniera così radicale come sta facendo quella azzurra. Le scelte di Mancini, dopotutto, hanno parlato chiaro sin da subito; il ct è alla ricerca di calciatori giovani, freschi, che abbiano voglia e fame. Pafundi il suo pigreco, la costante matematica; Retegui, la scommessa vinta. L’italoargentino ha sgomitato, si è ambientato subito, ha segnato il gol che ci ha regalato un finale divertente: può essere lui, il futuro della Nazionale? Magari. Speriamolo, veramente, perché in avanti, escludendo lui, c’è desolante magra. Di gol e, forse, anche di fame. Il fatto che si sia dovuti andare a pescare in Sudamerica ringraziando nonni emigranti, sì, è emblematico del periodo che vive il calcio italiano. Il campionato argentino è un paio di livelli inferiore a quello italiano per tattica, tecnica, e soldi che girano, ma questo non vuol dire che di qualità non ce ne sia. Giustissimo andarla a scovare, giustissimo utilizzarla, ma ecco: che non sia l’unica fonte da cui soddisfare la sete di talento che ha il nostro ct.
Tornando alla sfida di ieri con l’Inghiltrra, in sintesi: l’1-2 del Maradona è un partire col piede sbagliato questa fase di qualificazione ai prossimi europei, guardando principalmente al risultato. Teniamoci però la voglia con cui, in superiorità numerica, nel finale l’Italia ha provato a prendersi almeno un punto. Ripartiamo da ciò, credendo alle idee di Mancini. Pazienza: quella ce vo’.