Pallone in Soffitta – Amancio Amaro (1939-2023), “7” da leggenda
Il Real Madrid saluta oggi una delle sue leggende, con la scomparsa a 83 anni di Amancio Amaro. Attaccante di fascia destra, giocò 14 stagioni vincendo tanto con le merengues. Campione d’Europa con la Spagna ’64.
Un mito in divisa bianca. Amancio Amaro – spesso riportato per errore come Amaro Amancio – nasce a La Coruña (Spagna) nel 1939. Ala destra tecnicamente dotata e dalla spiccata familiarità con la porta avversaria, debutta proprio con il Deportivo prima di attirare l’interesse del Real Madrid. “7” tuttofare nel sodalizio più famoso di Spagna, capace di servire fedelmente i blancos in vari ruoli: calciatore, allenatore del vivaio e in prima squadra, dirigente, presidente onorario con nomina arrivata giusto l’anno scorso. Non a caso, soprannominato “El brujo“, il mago, per l’imprevedibilità delle giocate.
Nella sua bacheca ben 9 campionati di Spagna e 3 Copa del Generalísimo, più la ciliegina sulla torta della Coppa dei Campioni nella stagione 1965-66, l’ultima per il Real in quasi 30 anni. Dicevamo, un’ala destra dalle mille sfaccettature che ha rappresentato uno dei top players a livello europeo nel cuore degli anni Sessanta. In precedenza aveva vinto con la Nazionale la seconda edizione del Campionato Europeo per Nazioni, quella del 1964 (quando arriva 3° nella classifica del Pallone d’Oro e il Milan cerca invano di tesserarlo).
Due anni dopo l’unica partecipazione al Mondiale, nel 1966 in terra inglese. Scavalla il decennio seguente e si toglie la soddisfazione di vincere due titoli di capocannoniere della Liga, nel 1969 e 1970. Con le Furie Rosse mette a segno 11 gol in 42 apparizioni, in totale 579 presenze e 224 reti a livello di club. Niente male per un’ala destra. Quando appende le scarpette al chiodo nel 1976, il Real gli affida la supervisione del settore giovanile e poi la guida tecnica del Castilla, il club filiale.
Qui, con la vittoria della Seconda Divisione nel 1984 – fatto mai accaduto per una squadra satellite – contribuisce a una pagina celebre: la creazione del mito de “La Quinta del Buitre“, quintetto di talenti cresciuti nel Real Madrid, che prende il nome da Butragueño, Pardeza, Sanchís, Martín Vázquez e Míchel. Per dovere di cronaca, la nascita di tale espressione è da attribuire al giornalista di El País Julio César Iglesias, che la pubblicò il 14 novembre 1983.
Il successivo passaggio sulla panchina della prima squadra, nata inizialmente come ideale prosecuzione del lavoro con i giovani citati, non fu molto fortunato. E così proseguì sempre all’interno della società con incarichi tecnici, prima di entrare a far parte della Kelme, noto brand spagnolo di abbigliamento sportivo, per cui lavorò come responsabile per l’area della Capitale.
La scomparsa questa mattina, resa nota dal Real Madrid su Twitter. Amancio Amaro Varela aveva 83 anni.