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Elena Fanchini e quella medaglia dedicata al “Pirata”

Quando una ragazza di 37 anni ci lascia a causa di una malattia, una e una sola è la domanda che pervade la mente: perché? Domanda che però non potrà mai essere soddisfatta da una risposta convincente, semplicemente perché è assurdo solo ipotizzare che possa esserci una risposta convincente.

Allora, per non impazzire di dolore, l’esercizio da fare in questi tragici momenti è quello di ricordare quanto di bello questa ragazza ha fatto nella sua vita e tenere a mente il suo esempio. Sì, per Elena Fanchini si deve fare questo.

L’atleta di Montecampione di Artogne è stata un modello di talento, tenacia e professionalità. Un talento che è sbocciato subito. A 20 anni, l’argento mondiale a Bormio nella discesa libera, preludio di altri due successi in Coppa del Mondo sempre in discesa libera a Lake Louise in Canada nel dicembre 2005 e il capolavoro sull’Olimpia delle Tofane a Cortina D’Ampezzo nel gennaio 2015.

La tenacia che ha attraversato tutta la sua carriera, funestata da diversi infortuni, tra i quali due gravi che gli hanno impedito di partecipare alla stagione 2008/2009 e a quella 2018/2019, che avrebbe dovuto essere quella del suo ritorno alle gare dopo il primo stop per malattia e che invece ha sancito la fine della sua carriera.

La professionalità di comunque ha dato tutto, a prescindere dai risultati ottenuti, per uno sport che ha amato più di sé stessa e al quale ha pensato anche nei momenti più bui.

Questa è stata Elena Fanchini. Questa E’ Elena Fanchini. E ci pare di sentirla ancora proferire le parole che rilasciò ai microfoni RAI subito dopo la discesa di Bormio che le regalò l’argento mondiale: “Voglio dedicare la medaglia a Marco Pantani, gli volevo bene“.

Il “Pirata” se n’era andato da un anno in un residence in quel di Rimini a seguito di un’altra malattia, non fisica ma morale, figlia di cinque anni a dir poco tribolati scattati da quel maledetto 5 giugno 1999 a Madonna di Campiglio. Tanti che prima incensavano lo scalatore di Cesenatico divennero spietati fustigatori di un animo fragile (ah, Italia, patria dei voltagabbana…). Tranne Elena. Quelle sue parole semplici, meravigliose, dirette furono uno squarcio nel buio di tanta spazzatura verbale. Per quell’episodio e, per tutto, grazie!