Ernesto Castano (1939-2023): libero, elegante, sfortunato
Nella giornata di oggi è scomparso Ernesto Castano, difensore della Juventus tricolore nel 1967 e campione continentale con l’Italia ’68: avrebbe compiuto 84 anni a maggio.
1958. La Juventus, campione d’Italia in carica, deve recarsi a giocare a Bari. Il centromediano – allora si diceva così – <Mobilia> Ferrario è infortunato, la difesa bianconera vive un periodo di magra (ben 11 reti incassate nelle ultime 3 partite) e così è naturale pensare a delle novità. Per la trasferta pugliese, il tecnico Teobaldo Depetrini promuove un diciannovenne che milita tra le riserve, proprio nel ruolo di Ferrario: si tratta di Ernesto Castano. Nato a Cinisello Balsamo (Milano) il 2 maggio 1939, ha iniziato nella squadra della sua città passando poi in B al Legnano e alla Triestina, dove è stato schierato come terzino sinistro. Ma la sua vera collocazione è nel cuore della retroguardia ed è lì che si guadagna l’esordio in Serie A. Il 23 novembre 1958 la Vecchia Signora pareggia 1-1 schierando, rigorosamente dall’uno all’undici: Mattrel, Corradi, Garzena, Emoli, Castano, Fuin, Muccinelli, Boniperti, Nicolè, Charles, Stacchini.
Per il ragazzo è l’inizio di un’ottima carriera, che lo vedrà affermarsi tra i liberi – nuova dicitura del vecchio centromediano – più importanti del panorama italiano. E la Nazionale si accorge subito di lui. Ad appena un anno dal debutto in A arriva quello in azzurro: il 29 novembre 1959, a Firenze, gioca contro l’Ungheria. Un rapporto particolare, quello del giocatore milanese con la rappresentativa: ci torneremo più avanti. Con la Juventus vince tre volte lo Scudetto (1959, 1960 e 1967 – capitano e primo in piedi da sinistra nella foto di copertina – ) e altrettante la Coppa Italia (1960, 1961 e 1967). Già nel 1965 portava la fascia al braccio della squadra piemontese, grazie alle sue doti carismatiche e dialettiche. Difensore elegante, tecnicamente dotato e dallo stile ricercato, ebbe due grandi sfortune che gli negarono una parabola ancora più gloriosa.
In un’epoca segnata da notevole concorrenza – basti pensare che lui e Armando Picchi, insieme, non raggiunsero i venti gettoni di presenza – e disavventure fisiche, non riuscì mai a partecipare ai Mondiali. Non solo: da quel famoso esordio contro i magiari, passarono quasi nove anni prima della seconda apparizione. Un’eternità, in cui nel frattempo accaddero i disastri di Santiago del Cile e Middlesbrough da cui si salvò. Magra consolazione. Gli incidenti alle ginocchia sono stati una costante della sua carriera. Il primo infortunio risale già ai tempi del Legnano. Non è nemmeno finito il 1961 e Castano ha già subito 4 operazioni chirurgiche a entrambe le ginocchia, per lesioni meniscali, da tre luminari tra cui il noto specialista francese Trillat. Il timore per un prematuro ritiro sembra fondato. Per questi motivi, nelle prime quattro annate a Torino, non riesce a raggiungere le 60 partite giocate. Poi finalmente la salute gli dà tregua negli anni a venire.
Come detto, rientra in Nazionale nel 1968 e viene selezionato da Valcareggi per la fase finale degli Europei casalinghi, disputando la semifinale contro l’URSS e la prima finale contro la Jugoslavia. Nella ripetizione gioca Salvadore, ma il nostro solleva comunque un trofeo storico. Il punto più alto e insieme il momento della discesa per Castano, alla soglia dei trent’anni. Ernesto Castano, nel 1968, era stato tra i fondatori dell’Assocalciatori insieme a Bulgarelli, De Sisti, Losi, Mazzola, Rivera e altri colleghi. Gioca altri tre incontri in azzurro fino al marzo ’69, chiudendo con appena 7 gettoni. Alla Rimet messicana ’70 non sarebbe andato lui né Salvadore, superati dall’ascesa del cagliaritano Cera. Dopo il Mondiale lascia la Juventus dopo dodici stagioni. Con grande amarezza del giocatore, viene messo in lista gratuita dalla società. Un colpo basso, secondo Castano, il cui autore viene scoperto subito: “Lo considero un tradimento da parte di Boniperti: mi aveva assicurato che non sarei stato ceduto, tanto che mi aveva consigliato di curarmi con i fanghi a Ischia per essere in piena forma al raduno. Poi, proprio lui, il mio ex compagno di squadra, mi ha tirato questo siluro” (Il Corriere della Sera, 20 luglio 1970).
“Conto di giocare almeno altri tre anni“: le cose andranno diversamente. Il difensore smette al termine del 1970-71, dopo appena cinque apparizioni con la maglia del Lanerossi Vicenza. Nel post carriera (Il Corriere della Sera, 26 luglio 1973) la Juventus gli affida la gestione del settore giovanile e alimenta la nuova vita da imprenditore a Torino, agendo da co-proprietario di un’azienda di smaltimento di rifiuti. Nel 1994 (La Stampa, 17 luglio) il nome di Ernesto Castano torna alla ribalta per motivi poco edificanti, riconducibili alla suddetta attività: viene denunciato dal nucleo NOE (Nucleo Operativo Ecologico) dei Carabinieri di Torino per accumulo di rifiuti in quantità eccedente rispetto alle autorizzazioni previste, oltretutto su terreni permeabili.
Ernesto Castano è scomparso oggi all’età di 83 anni.