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I Pionieri del Calcio – Arthur Johnson, l’irlandese che lanciò il (Real) Madrid FC

Il Madrid FC – l’aggettivo Real sarebbe stato aggiunto in seguito, nel 1920, per volontà del re Alfonso XIII –  vide la luce nel 1902, grazie a Julian Palacios e ai fratelli Juan e Carlos Padrós. Questi erano fuoriusciti dalla società calcistica di cui facevano parte, la Sky Football, in aperto contrasto con la politica del club. Ritenevano infatti che il calcio fosse uno sport di massa e che dovesse essere reso accessibile a tutti, senza distinzione di classi sociali. La prima assemblea si tenne nel retrobottega dell’azienda familiare dei Padrós, Al Capricho. Qui vennero decisi, all’unanimità, il nome della squadra e la quota di iscrizione (due pesetas). Al contempo, fu accettata la proposta di Juan Padrós di vestire completamente di bianco, idea che gli era venuta vedendo giocare il mitico Corinthian, una delle squadre inglesi più rappresentative.

Nelle fila del Madrid c’era anche un giovane irlandese, Arthur Johnson, finito nella capitale spagnola per motivi lavorativi. Era stato assunto in uno studio di ingegneria, dove poi avrebbe contribuito a progettare il sistema fognario della città. Prima di trasferirsi a Madrid Johnson aveva vissuto una breve ma soddisfacente carriera amatoriale in patria, giocando praticamente in tutti i ruoli: difensore centrale, attaccante e addirittura portiere. Grazie alla sua conoscenza del gioco Johnson non ci mise molto ad accattivarsi le simpatie dei dirigenti madridisti. Venne nominato capitano e diventò immediatamente una figura di riferimento, soprattutto per i più giovani che in lui trovarono una sorta di maestro.

Nel tentativo di migliorare la condotta della squadra e il gioco in generale, Johnson scrisse un vademecum di quattro regole – “Le istruzioni per un buon sviluppo del calcio” – che venne pubblicato nell’Heraldo del Sport, un quotidiano sportivo dell’epoca. Per prima cosa, una partita non sarebbe potuta iniziare se prima non erano stati definiti i capi delle due squadre. Ciò avrebbe evitato discussioni e problemi. In secondo luogo, i giocatori non avrebbero dovuto scambiarsi di posizione durante la partita, perché ciò avrebbe generato troppa confusione nel resto dei compagni. Il terzo e il quarto dettame riguardavano invece lo sviluppo dell’azione di gioco: il compito dei calciatori sarebbe stato quello di recuperare il pallone e passarlo più velocemente possibile al compagno libero.

Nel maggio 1902 il Madrid giocò la sua prima vera competizione, la Coronation Cup, l’attuale Copa del Rey. E venne battuto, in quello che può essere definito il primo Clàsico della storia, dal Barcellona: nel 1-3 finale la rete della bandiera fu realizzata proprio da Johnson. Successivamente l’irlandese cambiò ruolo e giocò quasi sempre come portiere. Anche nell’aprile 1903, quando il Madrid vinse la sua prima Coronation Cup. La vita di Johnson sembrava ormai radicata in Spagna, visto che aveva sposato la sorella del suo coinquilino, Ada Silver, e aveva avuto una figlia di nome Carmen. Ma nel 1904 ricevette un’offerta irrinunciabile e fece ritorno in Gran Bretagna. L’azienda per cui lavorava, la United Alkali Company, produceva prodotti chimici per la produzione di carta, tessuti, sapone e vetro e possedeva miniere in Spagna. Sporadicamente faceva ritorno a Madrid. E solo per motivi lavorativi.

A questo punto c’è grossa incertezza su quel che accadde dal 1910 in poi. Alcuni storici del calcio identificano in Johnson il primo allenatore vincente del Madrid, altri non ritengono possibile che abbia potuto allenare i Blancos, vista la sua carriera di ingegnere a Liverpool. Resta un alone di mistero intorno a questo irlandese che aveva preso il calcio seriamente più degli altri. Ma, comunque sia andata, Arthur Johnson rimarrà sempre, in qualche modo, nella storia del Real Madrid.