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Iran-USA, much more than a soccer match: le clamorose rivelazioni di Sampson

Iran-Stati Uniti, much more than a soccer match. Lo avevamo capito nel 1998, ma ora lo diventa ancor di più alla luce di clamorose rivelazioni che accendono il nuovo scontro di oggi al Mondiale di Qatar 2022.

Foto di gruppo tra sorrisi e rose bianche offerte dai giocatori iraniani agli avversari in segno di pace, atmosfera distensiva, per una partita ai Mondiali di calcio che può essere descritta come la più politicamente rilevante nella quasi centenaria storia del torneo. Iran contro Stati Uniti, sorteggiati insieme nel gruppo F di Francia ’98 insieme a Germania e Jugoslavia, si scontrarono allo Stade Gerland di Lione il 21 giugno. Poco più di 39.000 spettatori per un incontro i cui contorni travalicavano il puro aspetto sportivo

Il rovesciamento del colpo di stato iraniano filo-occidentale, voluto dallo scià Mohammad Reza Pahlavi nel 1953; l’attacco all’ambasciata USA in Iran nel 1979, messo in atto da un gruppo di studenti iraniani militarizzati; il sostegno all’Iraq nel successivo conflitto contro l’Iran. Tutte situazioni che avevano reso ostili – un eufemismo – i rapporti tra i due Paesi. Con uno scenario del genere, di reciproca repulsione, Iran e Stati Uniti si affrontarono al Mondiale di Francia ’98. Appunto, much more than a soccer match. Trattandosi poi della seconda partita del girone, avrebbe potuto incidere e non poco sul destino delle squadre nel torneo. Prima della gara, il leader supremo Ayatollah Ali Khamenei minacciò la FIFA di ritirare la squadra in caso di strette di mano ai giocatori americani. Fu raggiunto un compromesso, con gli States a fare il primo passo nei confronti della squadra di Talebi.

L’Iran vinse il match per 2-1, tenendo vive le speranze contro le altre due corazzate del girone. Nelle esultanze dei marcatori Hamidreza Estili e Mehdi Mahdavikia – rispettivamente a segno di testa e dopo una fuga sulla fascia sinistra – si poté percepire il valore intrinseco di quei momenti. Soprattutto nel caso di Estili, un episodio che lo consegnò all’immortalità sportiva. Mahdavikia fu invece in seguito uno dei più noti calciatori iraniani in Europa, apprezzato protagonista per anni nella Bundesliga tedesca. Questo il tabellino di quella storica partita, con lo statunitense Brian McBride a segno per gli States.


21 giugno 1998, Lione (Francia), Stade Gerland

Iran-USA 2-1

Iran (3-5-2): Abedzadeh (C); Pashazadeh, Khakpour, Mohammadkhani (75° Peyravani); Zarincheh (77° Saadavi), Bagheri, Mahdavikia, Estili, Minavand; Azizi (74° Mansourian), Daei. Commissario tecnico: Jalal Talebi.

USA (4-3-3): Keller; Hejduk, Régis, Dooley (C) (82° Maisonneuve), Pope; Wegerle (57° Preki), Ramos (57° Stewart), Reyna; Jones, McBride, Moore. Commissario tecnico: Steve Sampson.

Arbitro: Meier (Svizzera).

Reti: 40° Estili, 84° Mahdavikia, 87° McBride.

Note: ammoniti Minavand, Régis, Zarincheh; spettatori 39.100.


Dopo quella vittoria, l’Iran perse il match successivo e proprio come gli States tornò a casa, eliminazione come da previsioni. Oltre i segnali distensivi che contraddistinsero quella partita, ci furono altri fatti tangibili di un concreto avvicinamento sportivo tra le parti. Infatti, alcuni giocatori iraniani in campo quel giorno lavorarono in seguito negli Stati Uniti: il difensore Mohammad Khakpour militò nell’MLS con i MetroStars, il capitano Ahmadreza Abedzadeh fu messo sotto contratto dai Los Angeles Blues come allenatore dei portieri; Khodadad Azizi vestì la maglia dei San José Earthquakes. Però, nelle ultime ore, hanno fatto scalpore le dichiarazioni del ct americano di allora, Steve Sampson (foto in basso), a TIME.

Sampson sostiene di essere stato informato dal manager avversario Talebi che i funzionari del governo iraniano abbiano confiscato i passaporti dei giocatori durante l’intervallo, con l’Iran in vantaggio per 1-0.

E, a quanto pare, ai giocatori del Team Melli sia stato detto “se non battete gli Stati Uniti, non sarete più i benvenuti in Iran: così come le vostre famiglie che sarebbero invitate a lasciare il Paese“.

Parole che fanno male, non lenite dai 24 anni di distanza dai fatti. Oggi Iran e USA si incroceranno di nuovo per il Mondiale in Qatar, cercando di fare il massimo per i rispettivi Paesi, all’interno di un momento storico difficilissimo per la situazione che attraversa il popolo iraniano. Much more than a soccer match? Ci auguriamo che queste sei parole diventino una sola: PEACE. E vinca il migliore.