Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha collezionato un album di figurine. Col passare degli anni è diventata una pratica che ha appassionato generazioni di bambini, adolescenti e adulti, accomunati dalla frenetica voglia di strappare quelle bustine e di trovare i loro idoli. Ma forse non tutti sanno che in Inghilterra il collezionismo delle figurine era in voga già negli ultimi anni dell’Ottocento, quando il calcio ormai aveva avuto una netta accelerata. A creare le football cards, come venivano chiamate all’epoca, fu un certo John Baines, un rivenditore di giocattoli di Bradford.
Attraverso le sue cards Baines voleva illustrare il gioco e i giocatori di calcio. In realtà l’idea originaria non era propriamente sua. Negli Stati Uniti erano già state inventate delle figurine che raffiguravano i giocatori di baseball. Baines ebbe l’intuizione che il prodotto avrebbe preso piede anche in Gran Bretagna. Le sue particolari figurine era variopinte e ritagliate a forma di scudo; presentavano raffigurazioni di squadre e divise, con disegni di calciatori famosi. Venivano vendute a pacchetti di sei e costavano mezzo penny. Il grande successo di questa iniziativa lo invogliò a crearle anche per altri sporti come cricket, rugby, tennis, golf, ippica e bocce. Ma il grande boom riguardò il calcio e Baines si conquistò il soprannome di “King of Football Cards”.
Ogni anno Baines produceva centinaia di migliaia di figurine, operando dal suo negozio di vendita e riparazione di giocattoli, “Dolls’ Hospital”. Non si limitava a venderle, visto che era solito distribuirle da una caratteristica carrozza trainata da un cavallo con una scimmia sul dorso. La pacchiana spettacolarizzazione, a quanto pare, funzionava e le cards andavano letteralmente a ruba. Oltre a coprire i club professionistici Baines produsse carte per moltissimi club amatoriali e locali. Facendoli diventare, per una volta, protagonisti della scena.
Inoltre Baines era solito organizzare concorsi a premi, che potevano essere vinti trovando delle speciali “carte medaglia” oppure raccogliendo pile di pacchetti vuoti. Baines offriva maglia da calcio a chiunque riuscisse a raccogliere un elenco specifico di cards, esposto nelle vetrine dei negozi. Alcune figurine erano particolarmente difficili da trovare e stuzzicavano ulteriormente la gente – soprattutto i ragazzini – a spendere il proprio tempo per ricercarle. Era scoppiata del tutto la figurine-mania. C’era chi, per collezionarle, si era addirittura fatto assumere nelle tipografie dove le carte venivano stampate e imballate, con l’intento di intercettare quelle più rare.
Come oggi lo scambio era parte essenziale del collezionismo. Ma anziché essere scambiate normalmente venivano messe in palio attraverso giochi di abilità. Il gioco più popolare era “skaging” (o “who’s nearest?”), in cui i giocatori si alternavano a lanciare le carte contro un muro, in una gara in cui il vincitore si prendeva tutto il mazzo. Visto l’incredibile successo delle football cards, anche altri tentarono la fortuna con la vendita delle figurine. Le industrie di tabacco, ad esempio, le apposero sulla confezione delle sigarette. Ma le vere figurine collezionabili rimasero quelle di Baines. Il quale continuò ad avvertire i suoi clienti di diffidare dalle imitazioni. Fino alla cessione dell’attività, avvenuta negli anni ’20.