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I Pionieri del Calcio – Palokë Nika, il capostipite del calcio albanese

All’inizio del ventesimo secolo la città di Shkodër, situata al confine con il Montenegro (con cui condivide il Lago di Scutari, il più grande dei Balcani), era divenuta il punto di riferimento delle discipline sportive albanesi. Qui si erano cominciati a praticare numerosi sport, tra cui anche il calcio. Il merito era stato del sacerdote maltese Gut Ruter, che nel 1908 aveva introdotto il football in città, riscuotendo un buon successo. Ma l’impulso decisivo fu dato da Palokë Nika (1892-1961). Questi si rivelò una figura poliedrica: sportivo, allenatore, organizzatore, giudice e giornalista. Il pioniere dello sport e del calcio in Albania.

Il sogno di Nika

Nika aveva frequentato la scuola secondaria a Saluzzo, in Piemonte, e aveva fatto parte di una formazione calcistica locale. Si era appassionato così tanto al pallone che aveva deciso che avrebbe fatto di tutto affinché quello sport sfondasse anche in Albania. Così, al suo ritorno in patria, si attivò fin da subito. Nel 1912 fondò il primo club albanese, denominato Indipendenca Shkrodër, e si autonominò capitano. In un momento particolarmente delicato per il territorio balcanico – Shkrodër era sotto il dominio ottomano ed era imminente la Prima guerra balcanica – avviò dei contatti con l’esercito occupante al fine di disputare una serie di amichevoli.

Ma a causa della guerra Nika dovette rimandare il suo progetto. Per l’Albania il 1913 era stato un anno di profondi cambiamenti: al termine della Seconda guerra balcanica la conferenza degli ambasciatori delle sei potenze europee aveva stabilito che l’Albania diventasse un principato ereditario governato da un principe tedesco, sotto un protettorato esercitato – per una durata di dieci anni rinnovabili – da una commissione composta dai rappresentanti delle sei potenze e da un rappresentante dell’Albania. Questa soluzione era stata caldeggiata in particolare da Italia e Impero Asburgico, che temevano che la Serbia acquisisse uno sbocco strategico sull’Adriatico.

La prime partite internazionali

Nell’ottobre 1913 giunse finalmente il momento storico della “partita internazionale di calcio” in territorio albanese. Almeno questo fu il concetto che Nika volle far passare, visto che la sua Indipendenca Shkrodër era composta solo da giocatori albanesi e la squadra avversaria da militari dell’esercito Austro-Ungarico. Nella formazione vennero schierati noti calciatori di famiglie locali come Hila, Prekolari, Gjoni, Kini, Halepjani, Fishta, Pashkja, Ashta ecc. Si imposero gli ospiti col punteggio di 3-1. L’unico gol dei padroni di casa fu realizzato proprio da Nika.

L’esperienza maturata spinse Nika ad assumere altre iniziative. Nel 1919 fu tra i fondatori del Vllaznia Shkrodër, diventandone capitano e allenatore. La neonata squadra giocò contro alcune compagini albanesi e nel 1920 Nika riuscì a organizzare una seconda amichevole “internazionale”, contro la squadra del reggimento italiano. Il risultato arrise agli albanesi per 1-0. Sempre lo stesso anno, esattamente il 28 novembre, in occasione dell’anniversario della proclamazione d’Indipendenza dell’Albania, ci fu una sorta di rivincita contro una squadra italiana, ma stavolta il Vllaznia perse 5-1.

La prima trasferta e l’impegno negli altri sport

Nel 1922, grazie all’aiuto economico della gente di Shkrodër, che ormai appoggiava Nika in ogni sua iniziativa, venne organizzata la prima amichevole in trasferta. Il Vllzania si recò a Cetinjie, Montenegro, ma finì in disfatta (4-0). L’attività di Nika non si limitò al calcio:  organizzò numerose gare podistiche e ciclistiche (tra cui la rinomata Tirana-Shkrodër, paragonata dalla Gazzetta dello Sport dell’epoca a una sorta di Giro d’Italia) e divenne giornalista attraverso pubblicazioni in quotidiani locali.

Nonostante fosse stato un personaggio di grande calibro per lo sport albanese, apprezzato anche all’estero, Palokë Nika morì quasi dimenticato. Aveva condotto gli ultimi anni della sua vita in una casa di riposo nella sua città natale. Nel necrologio della sua scomparsa pubblicato sul quotidiano Sporti non era nemmeno evidente cosa avesse fatto. Ma la gente di Shkrodër, la sua gente, non lo dimenticherà mai.