Primo Piano

Pallone Noir – Kristosz Zhaba, un treno passato invano

2001. Quando un giovane calciatore polacco si convince di non riuscire a sfondare, prende la decisione più atroce e terribile: questa è la storia di Kristosz Zhaba.

Il mondo del calcio visto spesso come ancora di salvataggio per affrancarsi dalla povertà e dalle privazioni, è una concezione che non riguarda solo l’America Latina e l’Africa. Nel freddo di una Polonia in difficoltà, un ragazzo di 18 anni sta cercando di cogliere questa possibilità. Kristosz Zhaba, classe 1983, milita nelle giovanili dello Slask Wroklaw. Arriva in Ucraina con la sua squadra per disputare un torneo internazionale di categoria, precisamente a Donetsk.

L’evento rappresenta un’occasione per farsi notare, per carpire magari l’interesse di qualche osservatore dell’Europa occidentale. Lì sì, che il pallone può farti cambiare la vita. Per un ragazzo in fuga da una terra complicata, quel torneo di Donetsk assurge a chance decisiva: un treno da non lasciar passare invano. Purtroppo, le cose per Kristosz non vanno come avrebbe desiderato. L’ultima partita va male. In quel momento, la sua mente inizia a macinare pensieri pericolosi. Irraccontabili.

Arriviamo al giorno fatidico. Lo riporta il quotidiano L’Unità, il 17 ottobre 2001. Arriva la premiazione della manifestazione. Zhaba sembra scosso, parecchio: e se ne accorgono tutti. Però nessuno immagina cosa sta per succedere. Il giovane calciatore torna in albergo con i compagni, fa la doccia e si riveste. Da lì a poco il viaggio di ritorno a casa. Possiamo solamente immaginare l’atrocità del dolore che lo attanaglia. Nel suo cuore, nella sua mente, ha già preso una terribile decisione.

Recupera carta e penna, lasciando poche scarne parole che arriveranno come un pugno nello stomaco a genitori, parenti e amici: “Non diventerò mai un grande calciatore“. Poggia il biglietto, forse sul letto o sopra il borsone con i suoi effetti personali. Kristosz apre la finestra della camera e si lancia nel vuoto. Il sogno si è spento per sempre. Sul selciato viene raggiunto dai medici al seguito della squadra, i quali provano in tutti i modi a rianimarlo. Non ci riescono. La notizia non viene riportata dai quotidiani del giorno dopo, ma dall’agenzia di stampa russa Itar-Tass.

La tragedia è enorme e scuote l’atmosfera festosa di quella che avrebbe dovuto essere una bella esperienza per tanti giovani. Un evento che punta il dito sull’inquietudine di un ragazzo, che sentiva in qualche modo di non trovare sbocchi per un futuro migliore. Quanta cruda attualità, ancora oggi.