Storia di un secolo fa. Una piccola società piemontese vive il suo momento migliore e regala il proprio giovane portiere alla Nazionale. Siamo nel 1921: parliamo della Valenzana e di Clemente Morando.
L’Unione Sportiva Valenzana vede la luce nel 1906 a Valenza, comune in provincia di Alessandria a ridosso delle colline del Monferrato. L’idea nacque dal desiderio comune di numerosi atleti, praticanti varie discipline sportive, di radunarsi in un’unica società che potesse partecipare alle competizioni. Scherma, ciclismo, ginnastica e, ovviamente, calcio che in Piemonte è disciplina fervente e diffusa. Il primo passo della sezione calcistica della Valenzana verso obiettivi maggiori è la costruzione, nel 1913, del primo campo sportivo cittadino grazie al contributo di Comune e valenzani. Il club comincia a sfidare i principali sodalizi della Regione, in quello che allora è il massimo campionato italiano: ecco le sfide con Alessandria, Casale, Juventus, Novese, Pro Vercelli, Torino. Che l’epopea abbia inizio.
Nella stagione sportiva 1914-15 prende parte alla Prima Categoria, ovvero la Serie A dell’epoca, classificandosi al 4° posto nel raggruppamento piemontese. Poi il pallone si ferma per lo scoppio della Prima Guerra Mondiale e riprende nel 1919. La Valenzana ricomincia da dove aveva terminato ma al primo anno retrocede in Promozione, venendo tuttavia ripescata. Seguono un 5° e un 4° posto per i rossoblù, che devono pagare dazio alla fioritura di nuovi club nelle grandi città dopo il conflitto. Per l’allargamento degli organici, la società alessandrina deve accettare a malincuore il declassamento in Seconda Divisione Nord.
Vivacchia nella categoria, sempre negli anni Venti, con un’altra fiammata: nel 1927, dopo il secondo posto, viene riammessa in Prima Divisione, l’odierna Serie B. L’8° posto nel girone B della Prima Divisione 1928-29 è il preludio alla frenata e, se vogliamo, agli anni più importanti della Valenzana. La quale, da quel momento, non sarebbe mai più ritornata ai primi due livelli del calcio italiano. Tra il 1958 e il 1962 cambia nome in Unione Sportiva Valenzana Fulvius, poi ritorna alla denominazione originale. Decenni di anonimato, fino al 2001. La società diventa Valenzana Calcio e disputa ben undici campionati di fila in C2 (poi Lega Pro Seconda Divisione). Nel 2012 retrocede tra i Dilettanti, non si iscrive al campionato e viene radiata. Oggi milita nel girone piemontese-valdostano di Promozione.
Ma c’è una curiosità degna di nota che si è intrecciata con questa società, più unica che rara per una realtà sportiva così piccola e dal percorso accidentato. Si tratta del giocatore più rappresentativo nella storia della Valenzana: Clemente Morando (secondo nella fila in basso della foto di copertina, nella stagione 1919-20). Ovvero, l’unico che riuscì a vestire la maglia della Nazionale da giocatore del club alessandrino.
Nato nel 1899 in un piccolo paese in prossimità di Valenza, Precetto, inizia a lavorare ancora ragazzino nel calzaturificio della città come tagliatore di tomaie. Scopre il pallone e debutta nella Valenzana. Viene chiamato alle armi per la Prima Guerra Mondiale, che lo vede impegnato a combattere sul Carso. Poi può dare nuovamente libero sfogo alla sua passione per il calcio, nel ruolo di portiere. Morando non impiega molto a mettersi in mostra, tenendo stretto nel frattempo il proprio lavoro in fabbrica. La parentesi azzurra che approfondiremo fra poco, i pali dell’Alessandria e un infortunio contro il romanista Volk che nel ’29 furono apice e baratro della sua parabola ad alto livello. Terminò la carriera nel Messina. Sarebbe morto nell’agosto 1972, a 73 anni compiuti da poco, considerato da tutti come la più grande gloria calcistica cittadina. Dopo la scomparsa gli fu intitolata una manifestazione giovanile a Valenza, a cadenza annuale.
Il suo arrivo alla Nazionale, sebbene grazie all’indubbio talento, fu facilitato da una serie di circostanze. Era infatti in atto un vero e proprio scisma nel calcio italiano, con tutte le maggiori società uscite dalla FIGC e confluite nella CCI. Fu così che la commissione tecnica federale dovette ripiegare sui giocatori delle squadre minori. Contro la Svizzera, il 6 novembre 1921 (foto in basso) a Ginevra, Morando fece la sua ottima figura nell’1-1 finale. La prova del ragazzo suscitò il plauso di molti cronisti, anche stranieri. Chiuse la carriera azzurra nei primi mesi del ’22, dopo altri due match contro Austria e Cecoslovacchia, rientrando definitivamente nei ranghi di provincia. Il suo posto tra i pali azzurri fu preso da Trivellini, in forza al Brescia.
(Fonti: La Stampa, 18 ottobre 1972 e 10 agosto 1978 / “I primi cento anni della Valenzana“, a cura di Pier Giorgio Maggiora / museogrigio.it / “Storia Illustrata della Nazionale di Calcio 1910-1942“, di Leone Boccali)