Questa storia vede protagonista uno dei migliori portieri brasiliani a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, legato in modo particolare all’Italia per due eventi degni di nota: parliamo di Gilmar Rinaldi.
Un calciatore molto in vista, recente campione paulista tra i pali del São Paulo e candidato a un posto tra i 22 della Seleção nel Mondiale che avrà luogo in Messico qualche mese dopo. Gilmar Luís Rinaldi, classe 1959, si è messo in mostra precedentemente nell’Internacional Porto Alegre. 4 Gennaio 1986. Il portiere sbarca a Roma in compagnia di un vecchio amico e compagno di squadra, che conosce la Capitale italiana molto bene: Paulo Roberto Falcão, tornato per sbrigare alcune questioni personali dopo la fine del rapporto lavorativo con la Roma, chiuso tra le polemiche.
I due giocatori brasiliani si trattengono per dieci giorni e poi decidono di tornare in patria, dopo scalo a Zurigo. Pronto per loro un biglietto sul volo AZ 402. Proprio in quei minuti, ecco la sorpresa. I funzionari alla dogana fermano i calciatori dopo il controllo passaporti, chiedendo loro se avessero qualcosa da dichiarare ai fini valutari. Niente. Scatta il controllo, che fa emergere la verità: tutto ok per l’ex giocatore della Roma, 5.300 dollari (circa 9 milioni di lire italiane) non dichiarati da Gilmar. Il quale spiega che non li aveva dichiarati all’arrivo in Italia e gli sarebbero serviti per effettuare degli acquisti. Dichiaratosi ignorante sulle normative in materia, non può evitare l’arresto per tentata esportazione di valuta. Viene portato a Regina Coeli.
Si affida ai legali Mauro e Paolo Leone, figli dell’ex presidente della Repubblica Giovanni, e cerca di chiarire la propria posizione mentre viene stabilita la totale estraneità di Falcão. A Gilmar Rinaldi viene riconosciuta la libertà provvisoria, dopo aver amaramente trascorso il giorno del suo compleanno in carcere. Gli viene restituito il passaporto e accordato il permesso di lasciare l’Italia. I due calciatori possono ripartire finalmente per São Paulo. Il denaro viene confiscato e non è dato sapere se, in sede di sentenza successiva, gli sia stato poi restituito.
L’Italia ha tolto, l’Italia restituisce a Gilmar Rinaldi. Avviene a Pasadena, Stati Uniti, otto anni più tardi. Aggregato alla rosa del Brasile per i Mondiali di USA ’94, come terzo portiere dietro Taffarel e Zetti, l’ormai 35enne Gilmar strappa agli azzurri il titolo iridato. Chissà se ci avrà pensato, quel giorno, a questa particolare circostanza. Idealmente, un cerchio che si è chiuso. E pensare che, quella volta da titolare, aveva sbarrato la strada alla Nazionale italiana nella semifinale delle Olimpiadi di Los Angeles 1984. Italia e Stati Uniti, anche qui. Sarebbe tornato nel Bel Paese più avanti, in veste di procuratore di connazionali come Adriano, César e Fábio Simplicio, protagonisti per anni in Serie A.
(Traccia sviluppata da: Il Corriere della Sera, 14-15-16 gennaio 1986)