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Pallone in Soffitta – Søren Skov, uno scandinavo in Irpinia

Søren Skov è stato una meteora nella Serie A di inizio anni ’80, in una piazza calda come Avellino, venendo classificato tra i cosiddetti “bidoni” del campionato italiano.

Metti uno spilungone magro, con i calzettoni abbassati a scoprire le gambe filiformi e la maglia fuori dai pantaloncini, arrivato dalla Scandinavia ad Avellino via Germania. Søren Skov, centravanti danese, fu ingaggiato dal club irpino nel 1982 per affiancare il peruviano Barbadillo quale straniero della squadra: come il giorno e la notte. Un percorso calcistico lungo, quello che lo aveva portato in Italia. Nato a Nyborg il 21 febbraio 1954, inizia a giocare in patria nella sua città natale e poi all’Odense, prima di venire notato dai tedeschi del St. Pauli.

Skov ha 22 anni quando arriva in Germania: segna 10 reti in 50 presenze, non tantissime per un centravanti. Conquista una promozione in Bundesliga e cambia nuovamente Paese, passando ai belgi del Cercle Brugge. Una prima annata interlocutoria e poi l’esplosione nel 1981-82, grazie ai 23 gol (in 33 partite) che salvano la squadra e lo vedono secondo miglior cannoniere del campionato dietro a Erwin Vandenbergh. L’exploit richiama l’interesse dell’Avellino, compagine in pianta stabile della massima serie italiana. In quell’anno colleziona le uniche tre presenze nella Nazionale maggiore danese.

Gli irpini lo avevano già bloccato in Primavera: mezzo miliardo di lire al Cercle Bruges e 260 milioni di ingaggio al calciatore, come riportato da La Stampa del 30 aprile 1982. Cerca subito di integrarsi al meglio, impegnandosi a imparare l’italiano, non rinunciando alla lettura dei quotidiani sportivi ogni mattina come perfezionamento. Segna nell’amichevole di debutto stagionale, primo straniero della nuova ondata in Serie A ad andare a rete.

In Coppa Italia, e in generale nella parte iniziale della stagione, il danese non demerita. Nel debutto ufficiale contro la Lazio trova il gol, venendo segnalato per mobilità e fiuto della rete. Poi va a segno pure contro il Napoli e marca una doppietta con la Roma. Ma in campionato non riesce a lasciare mai il segno. Quando Marchioro deve lasciare il posto in panchina a Veneranda, per la punta scandinava tutto si complica. Da titolare fisso nelle prime cinque giornate a panchinaro: partirà solo un’altra volta dal primo minuto, subentrando nel resto delle apparizioni, che alla fine saranno 16 senza gol.

Già a ottobre l’idillio con Avellino sembra svanito: il danese è molto demoralizzato dal corso degli eventi, nonostante lo abbia raggiunto in Irpinia la giovane moglie Martine. Veneranda gli preferisce Bergossi, poi Fattori. E quando quest’ultimo viene ceduto al Palermo, non cambia nulla. Tanto che iniziano a circolare voci di un interessamento da Francia e Belgio, confermate dal presidente Sibilia.

Skov viene etichettato, forse un po’ esageratamente, quale “bidone”. L’ex giocatore ha rievocato quella parentesi l’anno scorso: “L’Avellino non vedeva l’ora di sbarazzarsi di me. E io non vedevo l’ora di andarmene, è stato un periodo pesante“. Nell’immaginario collettivo restano le immagini in campo con una casacca verde della squadra irpina che pareva lunghissima, e gli copriva pure i calzoncini. Il danese ripiega sul calcio tedesco, firmando per l’Hertha Berlino: “Eravamo una squadra mediocre e con poche disponibilità economiche. In un Olympiastadion da 80.000 posti, riuscivamo a portare allo stadio 8.000 tifosi“, ricordò Skov nel corso di un’intervista a un portale tedesco nel 2021.

Due annate e poi la chiusura in Svizzera tra Winterthur, Biel e San Gallo, prima di un’operazione alla schiena che lo costringe al ritiro. Viene assunto dalla Jyske Bank nel Paese elvetico, lavorando nel frattempo come allenatore amatoriale in alcune squadre di Zurigo. “Non sono mai stato un fanatico del calcio. Mi piaceva solo giocare, allenarsi è sempre stato pesante. Nel sistema attuale non mi sentirei a mio agio“.

Il 18 agosto 2022 viene diffusa la notizia – non dai media italiani – che sia stato ritrovato il suo corpo senza vita in casa, a Lucerna. Fortunatamente, la news non trova riscontri nei giorni successivi.