Il nome di Mario Sabbatella dirà probabilmente nulla alla maggioranza dei tifosi più giovani della Sampdoria. Ma in città ha legato le sue vicissitudini più rilevanti, sul campo da gioco e soprattutto fuori.
Argentino di Buenos Aires, nato il 5 aprile 1926, Mario Sabbatella è figlio di emigrati italiani. Inizia a farsi notare come ala sinistra nel 1947, con la maglia del Ferro Carril Oeste. Il debutto arriva contro l’Argentino de Quilmes. Rapido e tecnico, dopo 4 incontri in Seconda Divisione viene ingaggiato dal River Plate. Anche con il club biancorosso le cose si risolvono dopo una manciata di apparizioni. Perché arriva una chiamata dall’Italia.
In un periodo storico in cui il mercato argentino viene particolarmente battuto dagli osservatori del Belpaese, Sabbatella – allora ancora conosciuto con una sola b – viene messo sotto contratto dalla Sampdoria nell’estate 1949. L’avventura del sodalizio blucerchiato è appena iniziata, dopo la fusione di tre anni prima che ha dato origine al club. I primi stranieri doriani in Serie A sono gli argentini Carlos Bello, Oscar Garro e Juan Calichio più l’austriaco Engelbert König (1947-48). Nel campionato seguente tutti via e dentro un’altra coppia di argentini: José Curti e Juan Carlos Lorenzo.
Quest’ultimo, che poi allenerà per diversi anni in Italia, resta anche nel 1949-50. Ma affiancato a un altro giovane connazionale di belle speranze: il nostro Sabbatella. Il 1° gennaio 1950 realizza la sua prima rete in Serie A nell’1-1 contro la Fiorentina, poi va a segno nel derby del girone di ritorno. Quella era la Sampdoria dell’attacco formato da Adriano Bassetto, Giuseppe Baldini e Renato Gei, che in quella stagione mise a segno 62 gol.
Non lascerà Genova fino al 1954, con un bottino di 108 presenze e 19 reti. Resta nel calcio nostrano vestendo i colori di Triestina e Atalanta, fino al 1956. A trent’anni appende le scarpette al chiodo, stabilendosi proprio nella città della Lanterna dove un episodio lo ha consacrato per sempre nel cuore dei tifosi della Sampdoria: la rete segnata nel derby il 22 aprile 1951, con una rasoiata di sinistro, che di fatto condannò alla retrocessione il Genoa.
L’argentino si sposa, ha due figli, continua a giocare saltuariamente nei tornei amatoriali della zona. Nel settembre 1958, invitato a un’amichevole a Nizza Monferrato con un connazionale (Zanarini) e un brasiliano (Federigos), comincia a farsi beffe degli avversari con numeri da <fenomeno> e si guadagna un occhio tumefatto: il pugno glielo sferra l’avversario Vallegra, devono intervenire i Carabinieri per sedare la rissa. Bel tipetto, Mario.
Non vive bene il momento in cui i riflettori si spengono nel post attività e si mette in luce per alcuni episodi di cronaca. Il 19 settembre 1959 viene fermato dalla Squadra Mobile di Polizia di Genova, con l’accusa di ricettazione: avrebbe rubato delle merci dalle navi al porto cittadino, per poi nasconderle nella propria abitazione in via Cassala.
Il suo nome ritorna a galla nel 1982 e nel 1988. Purtroppo, non per buoni motivi. Mario Sabbatella viene condannato a un anno e quattro mesi di reclusione per possesso di <una quantità non modica di cocaina>; poi per detenzione e spaccio, preso in flagrante mentre consegna due grammi di cocaina a un tossicodipendente. E ancora: gennaio 1991. Arresto per concorso in omicidio, dopo la morte di un pregiudicato in una sparatoria. L’ex calciatore muore a Genova il 29 aprile 2012.
(Traccia sviluppata da: La Stampa)