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Pallone in Soffitta – Oskar Rohr: gol, campo di concentramento e ritorno

Per i lettori di MondoSportivo, ripeschiamo dalle pieghe del passato una vicenda in cui si intrecciano gol, guerra e prigionia, prima del ritorno alle origini. Questa è la storia di Oskar Rohr.

Nato a Mannheim (Germania) il 24 aprile 1912, Oskar “Ossi” Rohr è l’ultimo dei sei figli di una coppia di albergatori. Inizia a giocare a calcio nella sua città natale scoprendo ben presto ottime doti di centrattacco. Dal VfR Mannheim al Bayern Monaco nel 1930: sempre a suon di gol, con una media vicina a uno a partita. Entra nella storia del club bavarese per il rigore decisivo che regala il primo titolo nazionale nel 1932: un’immagine iconica, grazie alla nuvoletta di gesso alzata nel momento topico. Rohr debutta addirittura in Nazionale a 19 anni nel marzo dello stesso anno contro la Svizzera, restando nella squadra del selezionatore Nerz per i mesi seguenti. In quattro incontri infila ben cinque palloni nel sacco, tra cui uno all’Italia di Pozzo: la foto di copertina lo vede ritratto insieme all’azzurro Giuseppe Meazza proprio in quell’occasione.

Resteranno gli unici incontri con la maglia della Germania. Si trasferisce infatti per una stagione agli svizzeri del Grasshopper, diventando il primo calciatore professionista tedesco all’estero e confermando la grande familiarità con la porta avversaria. Poi, nel 1934, va in Francia per vestire i colori dello Strasburgo. Come bonus per la firma del contratto, gli viene regalata una Citröen cabriolet. Si laurea capocannoniere del campionato francese nel 1937 con 30 segnature. Grazie a oltre 100 gol realizzati in cinque campionati, Rohr diventa un beniamino del club francese, ricordato ancora oggi per essere il miglior bomber nella storia del sodalizio alsaziano. Arriva la Seconda Guerra Mondiale e il calciatore entra nella Legione Straniera a partire dal febbraio 1940.

Nel novembre 1942 viene arrestato a Marsiglia per “propaganda comunista o anti-francese” e condannato a tre mesi di carcere, scontati a Strasburgo. Poi la Gestapo lo prende sotto custodia, dopo averlo dichiarato persona non grata, destinandolo al campo di concentramento di Karlsruhe-Kieslau. Nei ritagli di tempo riscopre il pallone con la squadra dell’Esercito. 

Poi, poco prima della fine del conflitto, un pilota tedesco lo riconosce – memore delle sue imprese da calciatore – e gli dà un passaggio per tornare in patria dove decide di stabilirsi. Indossa di nuovo le scarpe bullonate con VfR Mannheim, Schwaben Augusta, SV Waldhof e Pirmasens, prima del ritiro all’alba degli anni Cinquanta. In seguito ha lavorato a lungo come impiegato della Procura della Repubblica a Mannheim. Muore il 9 novembre 1988. Il pronipote Gernot Rohr è un ex calciatore e allenatore francese, che tra l’altro ha guidato il Bordeaux alla finale UEFA 1996.