Per la terza puntata della nostra rubrica, in cui andiamo a scavare nel nostro passato cercando di parlare di quelle calciatrici che hanno fatto la storia del calcio femminile italiano e della nostra Nazionale, questa volta abbiamo deciso di parlare di un’altra storica calciatrice (e poi dirigente) del calcio femminile, ovvero Elisabetta Vignotto.
Elisabetta Vignotto, meglio conosciuta come “Betty“, è considerata da molti uno dei pilastri del calcio femminile italiano, sin dalla sua carriera da calciatrice: iniziò a giocare a calcio per strada con i ragazzi e 16 anni a San Donà di Piave e fu vista da Gianfranco Bedin, giocatore dell’Inter (e poi osservatore di giovani talenti), che la portò a un provino con la Signora Rocchi del GommaGomma e l’allora allenatore Vincenzi: dopo il provino la portarono a Milano a vestire la maglia della Gommagomma, dove vinse il campionato F.F.I.G.C. del 1970 e, un anno dopo, con la Real Juventus di Torino, il campionato F.I.C.F.
Dopo la riunificazione delle federazioni calcistiche femminili vinse altri 4 campionati, due con la Gamma 3 Padova e due con la Reggiana, e due Coppe Italia, una sempre con la Gamma 3 Padova e una con il Gorgonzola, giocando anche per Valdobbiadene, Eurokalor 3 Bologna, Piacenza, Giolli Gelati Roma e Pordenone Friulvini, prima di chiudere la sua carriera proprio nella Reggiana Refrattari Zambelli (dal nome della famiglia di industriali che ne deteneva la proprietà) nel 1990, con all’attivo 451 partite e ben 467 reti, che ben descrivono la sua natura di attaccante temuta e micidiale e che le hanno permesso di vincere cinque volte la classifica dei marcatori, segnando nel 1972 il record, attualmente imbattuto, di 56 goal in una sola stagione.
Vignotto ha vestito la maglia della Nazionale dal 1971 al 1989, segnando 102 gol in 109 partite, numeri che la collocano al terzo posto nella classifica delle migliori marcatrici di sempre della squadra azzurra dopo Patrizia Panico e Carolina Morace. Fino al 1999 la Vignotto deteneva anche il primato assoluto di reti a livello di rappresentative nazionali, prima di essere superata dalla statunitense Mia Hamm. Prese parte anche a quattro campionati d’Europa e ha potuto giocare in stadi mitici come lo “Stadio Atzeca” a Città del Messico, lo stadio di Pechino e di Tokyo, oppure San Siro.
Proprio nel 1990, quando chiuse la sua carriera sportiva, la dirigenza della Reggiana le offrì un posto da dirigente del 1991 e, dopo la scomparsa del fondatore, quello da presidente di quella che sarebbe diventata prima Reggiana Femminile e poi dal 2016 Sassuolo Calcio Femminile, dove è tutt’oggi Presidente e Brand Ambassador. E sarà solo il primo passo, visto che attualmente è anche membro del consiglio direttivo della Divisione calcio femminile della FIGC. A proposito del cambiamento all’interno del calcio femminile italiano, nel 2021 ha dichiarato quanto segue in un’intervista a Calcio Femminile Italia: “Stiamo crescendo pur ancora troppo lentamente, come ancora lentamente sta cambiando la mentalità nella cultura calcistica in Italia. Si leggono segnali importanti e credo che con professionalità e dedizione raggiungeremo importanti risultati. Forse la venuta del professionismo delle giocatrici darà nuova linfa anche nei ruoli complementari, ma non certo meno importanti”.