Quando si parla della figura di un leader difensivo di bassa statura, dal tiro micidiale, la cui vera età è sconosciuta e presenta i tratti somatici di un nativo americano delle Ande, il discorso assume contorni leggendari. Héctor Chumpitaz è stato tra i più grandi difensori sudamericani di sempre.
Nato a San Vicente de Cañete (a sud della capitale peruviana Lima) il 12 aprile 1944, Héctor Eduardo Chumpitaz González debutta nella seconda divisione con l’Unidad Vecinal N°3. Ma questo giovane difensore si fa subito notare e viene ingaggiato dal Deportivo Municipal, con cui nel 1964 debutta nel massimo campionato del suo Paese. Una stagione e poi il passaggio all’Universitario de Deportes, sempre nella Capitale Lima, dove si fermerà per un decennio.
Libero brevilineo (168 cm per 73 kg), dal fisico compatto e reattivo, dotatissimo in elevazione, Chumpitaz è capace di esplodere delle conclusioni micidiali dalla distanza. Non solo: si afferma come infallibile rigorista. Il passo per approdare in Nazionale è breve: il 3 aprile 1965 debutta contro il Paraguay, inizio di una parabola da leader difensivo che sarebbe terminata nel settembre 1981. Anzitempo, come vedremo. Diventa in breve una colonna dell’Universitario, sodalizio vincitore di numerosi trofei e che si fa conoscere nel Continente. Nel 1972 arriva fino alla finale di Copa Libertadores, persa contro il River Plate, quale primo club peruviano della storia capace di spingersi così lontano.
Aveva disputato la Rimet ’70 in Messico, ben figurando. Si ripete otto anni dopo in Argentina, quando il selezionatore del Peru Calderon afferma: “Chumpitaz dispone di così tanta classe, che potrebbe giocare seduto su una poltrona al limite della nostra area di rigore“. Abbiamo menzionato la potenza del suo calcio, in particolare dalla distanza, che spesso gli frutta prodezze ribattezzate <chumpigolazos>. Con la rappresentativa vince la Copa América 1975. Ovviamente, con la fascia di capitano al braccio.
Quello di Spagna ’82 avrebbe dovuto essere il terzo Mondiale della sua carriera, nonostante l’età avanzata. Però la rottura del tendine d’Achille sinistro a dicembre ’81 lo privò di questa soddisfazione e chiuse con 106 presenze e 3 reti nella Nazionale biancorossa. In ospedale a Lima, durante il ricovero, ricevette la visita di Diego Armando Maradona. Il quale gli scrisse sul gambaletto gessato l’augurio per una rapida guarigione. Ritornando all’aspetto anagrafico del “granítico” Chumpitaz e le malelingue circa la sua reale data di nascita, affermò: “C’è chi dice che ho 42 anni, chi 38, chi 40. Non capisco perché la gente si interessi alla mia carta d’identità“.
Una leggenda, Héctor Chumpitaz. Lo dimostra la messe di riconoscimenti individuali e a livello di club (ben 8 titoli peruviani in bacheca, record): è stato regolarmente inserito nel gotha del calcio sudamericano del Novecento, in ogni possibile classifica o Top 11. Un particolare aneddoto su di lui in occasione dello scandaloso Argentina-Peru 6-0 ai Mondiali 1978, quando fu sostituito a inizio ripresa: “Senza che ci fosse alcun ragionevole motivo“, dichiarò il difensore. Sappiamo come la storia abbia poi inquadrato quel match.
Ritiratosi nel 1984 (dopo le parentesi ai messicani dell’Atlas e il rimpatrio allo Sporting Cristal), allenò per qualche anno in patria tra Unión Huaral, Sporting Cristal e AELU, prima di dedicarsi alle squadre giovanili. Nel maggio 2020 ha fronteggiato un ricovero ospedaliero a causa del Covid-19: il grande capitano ha saputo respingere con successo anche quest’attacco invisibile. Per la cronaca, alcune fonti fissano il suo anno di nascita al 1943 e non al 1944. Chi lo sa…