Non si ferma la guerra a Mariupol, la città assediata da settimane dai russi e ormai rasa a zero dai continui bombardamenti. Ma è anche uno dei punti dove si sta consumando il maggior numero di vittime, anche tra i civili, tanto da parlare di “catastrofe umanitaria” e della necessità di far evacuare quante più persone possibili: al momento, risulterebbero intrappolate circa 160mila civili, privati anche dell’elettricità e con ormai livelli sempre più ridotti di acqua e cibo a disposizione.
La città portuale sarebbe ormai sempre più vicina alla presa da parte dei russi, come raccontato anche dal sindaco della città Vadym Boychenko in un’intervista all’agenzia ucraina Unian. Ma gli scontri sono lontani dal concludersi, anche per la presenza del noto battaglio Azov, che fino all’ultimo tenterà di fare resistenza, a prescindere dai costi umani. Lo stesso Zelensky avrebbe dichiarato di aver detto ai difensori ucraini di Mariupol di andarsene, ricevendo però risposte di rifiuto. Si è discusso sull’utilità e, soprattutto, sui rischi che può comportare verso i civili questa volontà di sacrificio a ogni costo, ma di sicuro l’occupazione russa potrebbe subire numerosi ostacoli.
Era membro del Battaglione Azov anche Maksym Kagal, il primo campione del mondo di kickboxing Iska della nazionale dell’Ucraina, morto durante i combattimenti proprio a Mariupol. Lo ha annunciato l’allenatore Oleg Skirt che ha detto “Dormi tranquillo, fratello, la terra è tua, ti vendicheremo”. Kagal, 30 anni, aveva anche conquistato il bronzo nel 2014 e aveva passione anche per il muay thai, calcio e rugby.
Non è la prima vittima nel mondo dello sport a causa del conflitto: vi avevamo parlato anche di Zvonok e Pryimenko, e Sapylo, Martynenko e Malyshev.