#WeStandWithUkraine – Tavrija, l’unica squadra ucraina capace di spezzare il duopolio Dinamo-Shakhtar
La dissoluzione dell’Unione Sovietica, avvenuta nel Natale del 1991, ebbe delle ripercussioni anche sul calcio. Molti paesi, ormai divenuti indipendenti, decisero di organizzare un proprio campionato. Tra questi ci fu anche l’Ucraina, che nel 1992 diede vita alla Vyšča Liha (che in seguito prese il nome di Prem”jer-lіha), a cui presero parte le squadre ucraine più importanti.
Un affare a due… anzi a tre
Dal 1992, nelle trenta edizioni disputate, le due squadre mattatrici del campionato ucraino sono state Dinamo Kiev e Shakhtar Donetsk, che si sono aggiudicate il titolo rispettivamente per sedici e tredici volte. Ma oltre a queste due formazioni blasonate, conosciute anche a livello europeo, ce n’è un’altra, meno nota, che è riuscita a scrivere il proprio nome nell’albo d’oro della competizione. E lo fece proprio nella prima edizione del ’92.
Si tratta del SK Tavrija Simferopol, compagine della città di Sinferòpoli (Crimea), che riuscì a sorprendere tutti battendo in finale la Dinamo Kiev, ritenuta la favorita d’obbligo. Un exploit notevole per una società che, fondata nel 1958, non era mai riuscita a uscire dal guscio dell’anonimato. Fino a quella affermazione gli unici piazzamenti di rilievo del Tavrija erano stati una Pervaja Liga, la serie cadetta del campionato sovietico, e due finali di Coppa d’Ucraina.
L’exploit nel girone eliminatorio
Il campionato era suddiviso in due gironi, ciascuno composto da dieci squadre. Le prime due classificate si sarebbero affrontate nella finalissima, che avrebbe designato non solo la vincitrice assoluta ma anche la rappresentante ucraina nella Champions League 1992-93. Il Tavrija era inserito nel Gruppo A e, detta di tutti, non aveva speranze di primeggiare, vista la presenza del favoritissimo Shakhtar e del Chernomorets Odessa.
Invece, con un ruolino di undici vittorie e sei pareggi su diciotto partite, il Tavrija riuscì a centrare un insperato primo posto, davanti proprio allo Shakhtar e al Chernomorets. Grazie a questo cammino quasi immacolato si qualificò per la finale, dove ad aspettarla c’era l’ostacolo più duro, la temibilissima Dinamo Kiev guidata in attacco dal russo Oleg Salenko, capocannoniere a Usa ’94.
La finale: primo comandamento, non prenderle
Il 21 giugno 1992, all’Ukraina Stadium di Lviv (Leopoli), Tavrija e Dinamo Kiev scesero in campo per l’assegnazione del primo titolo di campione ucraino. Entrambe le squadre si erano presentate all’atto finale con numerose defezioni. La Dinamo Kiev aveva dovuto rinunciare ad Tsveiba, che stava ancora partecipando ai Campionati Europei, allo squalificato Leonenko e all’infortunato Yakovenko. Il Tavrija, invece, non poteva schierare, oltre agli squalificati Volkov e Andreyev, gli infortunati Sheikhametov e Hudymenko (quest’ultimo era il capocannoniere della stagione).
Il canovaccio della partita era abbastanza evidente: il Tavrija tentava di difendersi come meglio poteva dagli incessanti attacchi della Dinamo che, forte di una maggiore qualità tecnica, spingeva spesso il piede sull’acceleratore. La tattica catenacciara adottata dall’allenatore Zayaev si rivelò particolarmente efficace, visto che tutti gli attacchi della Dinamo Kiev finirono per schiantarsi sulla rocciosa difesa avversaria.
La stella di Sergej, lo Shevchenko che non ti aspetti
E a quindici minuti dalla fine, con il risultato ancora inchiodato sullo 0-0, avvenne l’imponderabile. Un calcio d’angolo divenne un’occasione irripetibile. La colse al volo Sergej Shevchenko, attaccante e capitano del Tavrija, che fino a quel momento non aveva avuto molte opportunità per mettersi in mostra. Sergej – nessuna parentela con Andrij – si elevò in aria e svettò su tutti, indirizzando una zuccata velenosa che si insaccò alle spalle di Martinkėnas.
La Dinamo Kiev accusò il colpo e non ebbe la forza per reagire. A sorpresa il Tavrija era la prima vincitrice della Vyšča Liha. L’anno successivo partecipò ai preliminari di Champions League ma trovò nel Sion un ostacolo insormontabile. Poco male, perché lo scudetto cucito sul petto aveva consegnato la squadra della Crimea alla storia: ancora oggi è l’unica che ha saputo interrompere il duopolio Dinamo-Shakhtar.