Nelle colonie inglesi il calcio aveva fatto breccia, naturalmente. Ma in alcune di esse permanevano molti pregiudizi. In India, ad esempio, i bengalesi venivano considerati effemminati e poco adatti a giocare a football. Nel 1899 il celebre giornalista George Warrington Steevens del Daily Mail sottolineava che “la gamba degli indigeni è la gamba di uno schiavo”, quindi inadatta ai virili giochi inglesi. Uno di coloro che si oppose strenuamente a questa concezione pregiudizievole fu Nagendra Prasad Sarbadhikari, che viene considerato comunemente il padre fondatore del calcio indiano.
Nato a Calcutta nel 1869 nella prestigiosa famiglia Serbadhikari (il capostipite, Sureshwar Bosu di Choa, era stato nominato governatore della provincia di Orissa con il titolo ereditario di Serbadhikary dalla Corte Imperiale di Dehli nel XV secolo), Nagendra Prasad si era appassionato al calcio guardando giocare i soldati britannici mentre accompagnava sua madre al Gange. Anzi, la leggenda narra che il bambino fosse sceso dalla sua carrozza e che avesse colpito per la prima volta il pallone, che era rotolato vicino ai suoi piedi. Quel timido calcio viene tuttora considerato l’inizio del football indiano.
Il giorno seguente Nagendra Prasad acquistò un pallone da Manton & Co, un rinomato negozio di articoli sportivi nella zona di Bowbazar di Calcutta. E non ci mise molto a contagiare di entusiasmo i compagni di classe della Hare School, a cui raccontò per filo e per segno l’incontro casuale e la sua “prima giornata da calciatore”. Il gruppo di amici cominciò a giocare, ma non sapendo le regole praticava uno sport a metà tra il calcio e il rugby.
Tra coloro che seguirono quella prima rocambolesca partita c’era anche il professor G.A. Stack, che dal balcone dell’adiacente Presidency College, l’istituto nel quale insegnava, prese a cuore quel gruppetto di bambini e decise di insegnargli (insieme al collega J.H. Gilligan) le regole del football. Questo non fece che accrescere la curiosità e la passione di Nagendra Prasad, che di lì a poco fondò il suo primo club calcistico, il Boys FC.
Ben presto altre istituzioni educative decisero di seguire l’esempio del Presidency College. Anche il Sibpur Engineering College, il Calcutta Medical College e St. Xavier’s college formarono le loro squadre di calcio. Dal canto suo, lo stesso Nagendra Prasad creò nuove compagini come il Friends Club, il Presidency Club, il Wellington Club e il Sovabazar Club. Quest’ultimo fu particolarmente importante per il futuro del calcio in India, perché si trattava della prima società aperta a tutti gli sportivi indipendentemente dalla classe, dalla casta, dalla comunità o dalle affiliazioni religiose.
Il Sovabazar divenne uno dei club più importanti a Calcutta e quando, nel 1889, si tenne la Trades Cup, primo vero torneo in India, fu l’unica squadra indiana a partecipare. Nagendra Prasad contribuì nel 1900 alla creazione della Indian Football Association. Quando da bambino aveva calciato quel pallone, Nagendra Prasad era ignaro di ciò che sarebbe successo. Ma evidentemente il destino aveva tracciato per lui una parabola ben definita: quella di apripista e precursore, ma anche quella di modello da cui trarre ispirazione per superare i pregiudizi.