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Potessi dire una cosa a Vladimir Putin, anche breve, al telefono, gli direi che i suoi genitori non sarebbero fieri di lui. Pensateci: diventi presidente del tuo paese, e tra le tante cose che belle che puoi fare scegli di farti ricordare come quello che, verso la fine di una carriera ricca di alti e bassi – ha devastato un paese confinante.

Ci stiamo occupando anche noi, nel nostro piccolo, della guerra in Ucraina. È notizia di ieri, la morte dei primi atleti: due calciatori, Dima Martynenko e Vitalii Sapylo, e l’atleta di biathlon Yevhen Malyshev. E sempre di ieri, è il messaggio che Andriy Shevchenko ha veicolato sui maxischermi di San Siro, prima dello scialbo derby di coppa tra Milan e Inter, finito 0-0.

Il mondo dello sport, da questa guerra, ha scelto di non scollegarsi. La Russia è ormai isolata dall’occidente, FIFA e UEFA l’hanno esclusa dalle competizioni internazionali – prossimi mondiali compresi – gli atleti russi potranno gareggiare sì, ma individualmente: senza inno né bandiera. C’è chi ha scelto di svestire i panni da atleta e andare a combattere al fronte, seguendo l’esempio dato dall’allenatore dello Sheriff Tiraspol, l’ucraino Jurij Vernydub: lo ricorderete, nella fase a gironi di Champions League ha battuto il Real Madrid, ora è in trincea, a difendere la sua patria dall’invasione russa. Solidarietà, da tutte le parti o quasi (traete voi le opportune conclusioni). Le immagini che arrivano sono terrificanti, e c’è anche chi, come l’allenatore del Chelsea Thomas Tuchel, finisce per infastidirsi in conferenza stampa, all’ennesima domanda sulla guerra.

Il dolore, immane. La bomba sulla torre della TV a Kyiv fa male due volte, perché oltre a devastazione, morti e feriti, la Russia vuole far capire che intende mettere a tacere gli avversari. Si sta minando la totale libertà di un paese da praticamente una settimana. L’Europa applica dure sanzioni, l’Ucraina resiste, il presidente ucraino Zelensky è diventato un esempio di resistenza e patriottismo, nel frattempo il mondo prova ad andare avanti. Dopotutto, di guerre ce ne sono state e ce ne sono tutt’ora, in giro, no? Sì. Però, questa arriva proprio dritta in faccia, come un pugno, inaspettato. Nessuna guerra ha senso di esistere, siamo tutti d’accordo. Men che meno questa, nata per quello che sembra essere l’ultimo capriccio di un presidente a cui, magari, basterebbe semplicemente dire di no.