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I Pionieri del Calcio – Ramón Unzaga, l’inventore della rovesciata

Ramón Unzaga era nato a Bilbao nel 1894, ma all’età di dodici anni si era trasferito in Cile – precisamente a Telcahuano – con la famiglia. Dopo essersi diplomato al Colegio de los Padres Escolapios aveva trovato occupazione come contabile alle miniere Schwager. Ma la sua grande passione era il calcio. Giocava come mediano nella squadra locale, l’Estrella del Mar di Talcahuano. Divenne famoso per aver inventato un gesto tecnico tuttora molto utilizzato: la “chilena”, o per dirlo all’italiana “la rovesciata”.

Non è semplice capire la genesi della rovesciata. Non è chiaro se fu un movimento premeditato, provato e riprovato in allenamento, o se Ramón si sia fatto trascinare dall’istinto del momento. Probabilmente era stato facilitato dalle sue indubbie doti atletiche, che aveva perfezionato durante l’adolescenza praticando vari sport tra cui l’atletica. Quel che è certo è che, in quel pomeriggio di gennaio del 1914, Unzaga volò in aria per entrare dritto nella storia.

Stadio El Morro di Telcahuano. La partita si sta giocando sui soliti ritmi di sempre. A un certo punto la palla gli rimbalza davanti, sa che non piò indugiare. Unzaga stacca i piedi da terra, si libra in aria e contorce il suo corpo, offrendo il petto al cielo. Le gambe si muovono come forbici e impattano il pallone, lasciando di stucco pubblico, compagni di squadre e avversari. Non avevano mai visto niente di simile.

I testimoni dissero di aver assistito a un fenomeno incredibile. Gli diedero il nome di “chorera”. Unzaga, che era balzato agli onori della cronaca, decise di perfezionare la rovesciata facendola diventare una sorta di marchio di fabbrica. La eseguiva regolarmente almeno due o tre volte a partita. E nel 1916, quando partecipò alla prima edizione della Copa America col suo Cile, anche gli argentini rimasero impressionati da quel gesto così apparentemente innaturale, che definirono “chilena”.

Nonostante l’ammirazione di tutti, qualche arbitro riteneva fallosa la giocata di Unzaga. Lo stesso calciatore, dopo un’espulsione subita, se ne lamentò al giornale El Sur de Concepción: “Per due volte l’arbitro ha fischiato, ritenendo che commettessi un fallo sul giocatore avversario. Gli ho fatto notare il suo errore, dicendogli che gli altri direttori di gara non lo sanzionavano. Ne è seguita una discussione che ha portato al mio allontanamento dal campo. Mi sono rifiutato di uscire per regolare i conti. È a quel punto che ci siamo presi a ceffoni”.

Condotta discutibile a parte, Unzaga riscrisse la storia. E dimostrò che il calcio poteva uscire dai soliti schemi tradizionali. Ricevette numerose offerte per giocare in squadre internazionali ma non tradì mai la sua Estrella del Mar. Morì a soli trentuno anni, a causa di un infarto. Ma il suo nome è immortale nella storia del calcio.