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Omicron ha fatto scoprire le Darts agli italiani

No, un attimo, capiamoci: questo è uno sport bellissimo, e c’è già chi lo segue da anni. Ecco: appassionati di freccette, questo pezzo non è per voi. In Italia, di amanti delle Darts ce ne sono parecchi, con una community in continua crescita sin dai tempi dei match trasmessi da Fox Sports Italia qualche anno fa (il “triplo venti, triplo venti, centottantaaaa” griffato Marchesi-Mastroianni lo avrete sicuramente sentito urlare, qualche volta). 

Quello che è capitato a cavallo tra 2021 e 2022, però, è importante da sottolineare, e raccontare. Due aree semantiche diverse, che nulla hanno a che fare tra loro, si sono incrociate per via della necessità delle persone chiuse in casa di trovare qualcosa da fare. La pandemia e le freccette. Il boom di contagi causato da Omicron sotto Natale ha rovinato le feste a gran parte degli italiani, costringendoli all’isolamento. Nel mentre, all’Alexandra Palace di Londra, si disputava il mondiale di Darts, in onda qui da noi su DAZN, live, con telecronaca di Giorgio Basile e Giordano Reale. Ci sarebbe dovuto essere anche Dario Mastroianni al commento, ma Omicron ha costretto a casa anche lui (possiamo però dire che c’è stato comunque, per le migliaia di volte che è stato mandato il promo di Dartzn con lui e “Giurdo”, durante le pause).

Insomma: dalla necessità di stare a casa, e trovare qualcosa da vedere in tv, è nata in molti la curiosità di capire come funzionasse questo sport, che in Regno Unito è seguito da appassionati che affollano i pub mandando giù ettolitri di Ale. Mettiamoci anche che il calcio, sotto Natale, da noi è fermo, alla fine entri su DAZN così, per caso, e ti trovi un ragazzo pacioccone con la barba folta e curata che macina tripli-venti, un rampollo del ’98 che sembra avere un futuro già scritto da campione, un signore dall’aspetto british che scruta il bersaglio da dietro occhiali rettangolari, un tipo con una cresta alta e colorata che sembra un wrestler con qualche chilo messo su nelle feste. Poi, “centottanta” dopo “centottanta”, a tutti questi dai un nome: Michael Smith, Callan Rydz, Gary Anderson, Peter “Snakebite” Wright. Impari a conoscerli, a capire il loro gioco, Basile e Reale ti accompagnano tra le peculiarità di ognuno, e come finisce? Che ti guardi un ottavo di finale per curiosità, e finisci a urlare “Stand up if you love the Darts” mentre assisti alla vittoria di Wright, in finale, su Smith, in lacrime dopo un’altra sconfitta all’ultimo atto.

Appassionati di Darts, lo so, ho scritto un mare di banalità, ma ve l’ho già detto: questo articolo non è per voi. Questo pezzo, scritto di getto, con più cuore che cervello, è per coloro che, esattamente come me, si sono sentiti empaticamente agganciati a un mondo nuovo, e totalmente all’improvviso. 

Com’è finita? Che ho passato la notte su Youtube a scoprire aneddoti passati di tutti i giocatori conosciuti in questi giorni (ma cosa si sono detti Gerwyn Price e Gary Anderson nella finale 2018?), che non vedo l’ora inizi la Premier League a febbraio, e che sto sognando Capodanno 2023 ad Ally Pally, tra cori, birra a fiumi e “Don’t Stop The Party” di Pitbull quando entra in pedana Snakebite. Maledicendomi non so quante volte per non essermi innamorato prima di questo sport, perché nel dicembre 2016 ero a Londra per capodanno e dal pub sotto casa arrivavano urla e cori per un mondiale che, a quei tempi, per me era roba sconosciuta. Col senno di poi, posso dire che sarei sceso a bere con loro, e magari tentare qualche tiro al bersaglio appeso all’ingresso. All’epoca, con gli amici, ricordo che una sera, in quel pub, ci andammo, ma giocammo a biliardo, sorridendo ogni tanto tra di noi per quei matti che urlavano “one-hundred-eightyyyy” al bancone del bar. 

It’s a promise, guys: I’ll be back soon to sing with you.