Spunti dalla Serie A per riflessioni da gustarsi nel tempo di un caffè. La redazione di MondoSportivo si riunisce, in unico pezzo, per ripensare alla giornata di campionato appena conclusa e riflettere su aspetti rilevanti, curiosi, interessanti delle partite della massima serie italiana.
Shevchenko va protetto per non essere l’ennesima parentesi di Ballardini (di Francesco Moria)
La scelta di ingaggiare Shevchenko a stagione in corso sembra aver già perso il fascino delle prime settimane e a oggi sembra essere sempre di più una scelta “esotica” destinata a trasformarsi in una parentesi tra una vecchia e una nuova era di un tecnico alla Ballardini, se non di Ballardini stesso. Il Genoa non sta funzionando e la prestazione mostrata contro la Juventus è stata allarmante, perché di fatto i rossoblù non hanno mai nemmeno provato a fare qualcosa di più dal tentare di evitare di prendere gol. Difficile avere un impatto immediato, in un campionato già complesso e senza avere una rosa modellata sul proprio gioco. L’era Preziosi, però, è ufficialmente finita e ci si aspetterebbe qualcosa di diverso dalla nuova proprietà. Per esempio, pensare che dietro alla scelta dell’ex attaccante del Milan ci sia un progetto reale, per cui si sarà pronti a metterci la faccia pur di difenderlo e, anzi, provare a sostenerlo, principalmente attraverso il mercato di gennaio. Il lento andamento delle ultime quattro della classifica, alla fine, tiene in gioco tutti e porta a evitare ribaltoni improvvisi, almeno per il momento. Per Shevchenko arriva però ora un test su cui i tifosi non transigono: il derby della Lanterna, per di più contro una Sampdoria non certo brillante e scossa in queste ore dalle notizie dell’arresto del proprio (attualmente ex, almeno in via ufficiale) presidente Ferrero. L’ucraino ha bisogno di un successo di prestigio per salvare la propria panchina e facilitare il lavoro della dirigenza nel difenderlo ancora. Di fronte, però, tanti ostacoli: il tempo che stringe, la classifica che continua a piangere e le tentazioni di fare le scelte del passato che restano ancora fortissime.
Mourinho, il tuo lavoro è molto più facile del nostro. (di Alex Milone)
L’ha detto davvero, Mourinho, al termine dell’ennesima magra figura della Roma. L’allenatore portoghese, rispondendo alla domanda di un giornalista, ha dichiarato: “Il mio lavoro molto più difficile di quell vostro, ed è per questo che io guadagno molti soldi in più”. È davvero così, Mou? No: non ne sei convinto neanche tu. Avevi bisogno di una boiata messa lì per far sì che scemasse l’attenzione sul flop con l’Inter, l’hai trovata. Ma pur cascandoci a metà (in fondo, ne stiamo parlando), usciamo dal fango e proviamo a parlare di campo: mamma mia che brutta Roma. All’Olimpico, l’Inter ha fatto ciò che voleva. È venuta, si è imposta, ha dimostrato superiorità, si è presa i tre punti, arrivederci e grazie. Ok, la rosa sarà pure scarsa, ma scusatemi: non è qui che dovrebbe intervenire l’allenatore? Facile, dopotutto, vincere solo con i campioni. Che poi, basterebbe “competere”, almeno per ora. A Football Manager, io, una volta, ho vinto la Champions con la Roma. È stata durissima: mercato oculato e tattica precisa, possesso-sovrapposizioni-marcature. Finale contro il Leicester dopo 6 anni di duro lavoro, e campioni d’Europa con gol di Jadon Sancho (un casino, per portarlo in giallorosso). Tu, Mou, esistesse un manageriale per fare articoli, a 10 righe, ci arriveresti?
In Sardegna si soffre di pareggite acuta (di Fabio Ornano)
Il Cagliari continua la sua lunga astinenza di vittorie, portando a casa il quarto pareggio di fila. Nemmeno contro il Torino è stato possibile rompere l’incantesimo che mantiene i sardi impantanati sul fondo classifica. Come ha detto ieri João Pedro, autore del 9° gol in campionato con una sforbiciata fantastica, “meglio comunque raccogliere sempre qualcosa“. Però la tecnica del pareggio come minore dei mali, stile anni ’80, rischia alla lunga di non bastare. Mazzarri dice che ai punti avrebbe meritato più il Cagliari contro i granata: evidentemente si è dimenticato della grande sofferenza nella ripresa, in cui non è arrivato il secondo gol ospite che sembrava nell’aria. Il grande problema dei rossoblù è che la salvezza negli anni scorsi era stata edificata nello stadio di casa, ormai non più il fortino di una volta. A questo punto, il 2021 del Cagliari si trascina verso un epilogo che sembra avere come diktat il concetto “limitare i danni, poi nel mercato di gennaio vedremo di fare qualcosa”. Sperando di non sbagliare alcuna mossa.