Gran Premio dell’Arabia Saudita, 21/a tappa del Mondiale di Formula 1 2021. Analizziamo quanto accaduto sul circuito di Jeddah con la nostra monoposto fornita di un cambio vintage ma potente a 7 marce.
Viaggia in 7/a tappa, il circuito di Jeddah – Una piccola Baku. C’erano tanti dubbi sul circuito saudita, invece la pista di Jeddah si è dimostrata degno teatro della sfida mondiale tra Verstappen e Hamilton. Impegnativa, con i muretti pronti a non perdonare qualunque errore e con una successione di curve che favoriva la capacità di guida. Unico neo? Quello di trovarsi in un Paese che calpesta i diritti umani.
Viaggia in 6/a marcia, Lewis Hamilton – Alla frenesia di Verstappen, l’inglese corrisponde una calma apparente. Forse, troppa calma. L’episodio del tamponamento al retrotreno della Red Bull dell’olandese avrebbe potuto costargli gara e titolo. Invece, la sua Mercedes regge e l’inglese, non accontentandosi della penalizzazione di 5 secondi inferta a Verstappen, lo va a sorpassare e vince in pista. Si va così ad Abu Dhabi con entrambi i piloti in testa alla classifica (anche se Verstappen ha una vittoria in più che lo laureerebbe Campione del Mondo se entrambi si ritirassero). Sarà spettacolo. Speriamo corretto.
Viaggia in 5/a marcia, Max Verstappen – E pensare che le cose si stavano mettendo bene per l’olandese della Red Bull. La (incomprensibile) bandiera rossa dopo l’incidente di Schumacher gli ha consentito di rimediare al mancato ingresso ai box in regime di Safety Sar e di ripartire dalla pole. Purtroppo per lui, taglio della chicane e – offerte a parte – nuova partenza dalla terza posizione. In quel frangente, piazza uno straordinaria via favorito dalle gomme gialle e vola in testa. Gli pneumatici non gli consentono di fare il vuoto e Hamilton ne approfitta – non senza patemi d’animo – quando la gialla comincia a degradare. Sente di subire un’ingiustizia nell’episodio del “tamponamento” e tira i remi in barca. Nel post-gara, subisce anche 10 secondi (ininfluenti) di penalità per aver più volte rischiato lo scontro con Hamilton. Ora testa ad Abu Dhabi. Con Verstappen che spera di fare la storia.
Viaggia in 4/a marcia, Valtteri Bottas – Quando lo abbiamo visto annaspare per più di metà gara dietro Ricciardo, abbiamo tutti pensato: “ok, ennesima gara anonima per il finlandese”. Invece, Bottas improvvisamente risorge dalle sue ceneri e non solo sopravanza l’australiano della McLaren ma all’ultimissimo respiro arpiona il terzo gradino del podio bruciando il bravo Ocon su Alpine nel rettilineo finale, regalando punti forse decisivi alla Mercedes per il Mondiale Costruttori.
Viaggia in 3/a marcia, la Ferrari – Da quando il terzo posto nel Mondiale Costruttori è stato ipotecato, la Rossa sembra aver tirato i remi in barca. E lo si capisce dal fatto che Leclerc e Sainz sono lasciati liberi di lottare fra di loro. Sì, per il settimo e l’ottavo posto. Ma questo ora passa il convento.
Viaggia in 2/a marcia, Sergio Pérez – Nella prima delle tre partenze per poco non fa il patatrac perché rischia di tamponare Verstappen. Nella seconda, invece, il patatrac lo fa andandosi a spalmare contro le barriere dopo la seconda partenza. Non sarà stata tutta colpa sua, ma il dato di fatto è che Pèrez se ne va dall’Arabia Saudita con 0 punti all’attivo e con la Mercedes che ha ipotecato il titolo Costruttori. E il messicano si deve riprendere in fretta, ad Abu Dhabi servirà tantissimo anche lui.
Viaggia in 1/a marcia, Micheal Masi – Il direttore di gara della Formula 1 si fa trascinare totalmente dagli eventi. Totalmente incomprensibile la prima bandiera rossa dopo l’incidente di Schumacher, assolutamente inconcepibile una virtual safety car che dura 7 giri per togliere i detriti dell’incidente tra Vettel e Räikkönen. Fuori dal mondo la trattativa con Red Bull e Mercedes per decidere la griglia di partenza. Pazzesco, praticamente pazzesco che un direttore di gara debba “trattare” con giocatori sulle decisioni da prendere. La Formula 1 sta perdendo fascino anche per questo motivo qui, per regole molto difficili alle volte da capire. E che probabilmente non sono capite neanche da chi dovrebbe farle rispettare.