Addio a un grande del Liverpool pigliatutto a cavallo tra gli anni ’70 e ’80: Ray Kennedy è scomparso ieri all’età di 70 anni, dopo una lunga battaglia con la malattia e un tramonto difficilissimo, che lo ha privato di tutto.
Campione vero
Raymond “Ray” Kennedy, mito dell’Arsenal e del Liverpool, è morto ieri a 70 anni dopo una lunga battaglia contro il morbo di Parkinson, malattia che lo ha letteralmente distrutto nella sfera privata, professionale e finanziaria. Nato a Seaton-Delaval (Inghilterra) il 28 luglio 1951 da un minatore e una casalinga, Ray fu addirittura scartato a 16 anni dal mitico Stanley Matthews al Port Vale: la mitica ala destra sosteneva che il giovane Kennedy fosse troppo lento e che non sarebbe mai diventato un calciatore professionista. Si sarebbe sbagliato, eccome… perché il nostro si sarebbe rivelato invece un campione vero.
Gunners
L’anno seguente entra nell’Arsenal e veste la casacca dei Gunners fino al 1974, imponendosi nel centrocampo dei londinesi e collezionando qualche presenza con la Nazionale Under 23. Già nella stagione d’esordio aveva vinto la Coppa delle Fiere, più campionato e FA Cup nel ’71. Dopo sei annate positive, il trasferimento al Liverpool nel 1974. L’inizio di un periodo d’oro con i Reds, dove Kennedy si stabilì da irrinunciabile colonna della squadra che vinse tutto in Inghilterra e in Europa. Per descrivere al meglio la figura di Ray, si può ricorrere all’autobiografia dell’allenatore Bob Paisley: “Nato per giocare. E per farlo ovunque sul campo da gioco“. Nel 1982 lasciò il Liverpool, per concludere la carriera con le casacche di Swansea, Hartlepool, Pezoporikos (Cipro, come player-manager) e Ashington. Chiuso in Nazionale dalle scelte dei selezionatori, portò a casa appena 17 presenze e tre reti con la partecipazione a Euro ’80.
Il terribile tramonto
In realtà, l’addio al Liverpool nel 1982 non avvenne per motivi tecnici. Ray scoprì quell’anno che la sensazione eccessiva di fatica dopo le gare (con cui conviveva da diversi anni) e i primi problemi al braccio destro avevano un nome: morbo di Parkinson, la cui diagnosi fu redatta nel 1984. Fu l’inizio del crollo verticale per la vita di Ray Kennedy, sotto qualsiasi aspetto. La moglie lo lasciò dopo 15 anni di matrimonio tutt’altro che semplice, per essere stata infine picchiata tra le mura domestiche. Il ricorso ai farmaci per curare la sua malattia lo rese sempre più isolato e fragile. Il divorzio, affari andati a monte e il fisco lo ridussero sul lastrico. Per aiutarlo a sostenere le spese mediche e della vita quotidiana, furono organizzati vari testimonial match. Fu costretto a vendere tutti i suoi trofei e i memorabilia raccolti in carriera per racimolare denaro. Commovente l’aiuto di un tifoso del Liverpool, che gli regalò un personal computer per rompere l’isolamento almeno tramite il mondo digitale. Ieri la morte, sopraggiunta all’età di 70 anni.