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João Pedro nell’Italia ha molto più senso di quello che sembra

La mancata qualificazione diretta dell’Italia a Qatar 2022 ha sollevato dubbi sull’efficacia dell’attacco a disposizione di Roberto Mancini. Già durante EURO 2020 le polemiche sul poco prolifico Ciro Immobile non erano mancate, per poi spegnersi dopo la vittoria finale. Ora invece si sono riaccese proprio per colpa di un insuccesso.

In questi giorni sono spuntati nomi come Mario Balotelli, fuori dal giro della Nazionale da molto e ormai sempre meno presente in grandi palcoscenici, per rimpiazzare gli attaccanti già scesi in campo. Le sue occasioni le ha avute in passato, e non avendole sfruttate ora paga le sue scelte calcistiche, giustamente. Forse è meglio lasciarlo giocare in pace in Turchia, dove sta trovando un minimo di continuità in questa fase calante della carriera.

L’altro giocatore discusso è João Pedro, italo-brasiliano dal 2017 grazie a sua moglie che è italiana. L’attaccante del Cagliari può essere convocato perché con il Brasile ha giocato solo fino all’under-17. Tuttavia sarebbe una buona alternativa per far funzionare l’Italia bene davanti?

Oltre a essere più giovane di Balotelli di due anni, João Pedro ha sempre dimostrato impegno e dedizione. In Sardegna ha conquistato a suon di gol fantallenatori, appassionati neutrali e naturalmente gli stessi tifosi rossoblù. Nelle ultime due stagioni ha superato di gran lunga la doppia cifra, mettendo a segno ben 34 reti. In questa Serie A sembrerebbe di nuovo quello l’obiettivo dall’alto delle sue 7 segnature in appena 12 presenze.


Già solo per questi numeri meriterebbe di essere preso in considerazione da Mancini. Pensarci è d’obbligo, nonostante tra il dire (il pensare, in verità) e il fare ci sia di mezzo il mare. Bisogna valutare come João Pedro si integrerebbe tatticamente e umanamente dentro al gruppo azzurro. Le nazionali non sono mai composte solo dai migliori in assoluto, ma hanno dietro anche un’omogeneità della rosa.

All’Italia non serve un attaccante generale, ma una vera punta che la spinga dentro. João Pedro però è bravo a segnare in certe condizioni, ma non è una vera punta, come magari Immobile o Belotti, mai al top con la maglia azzurra. Nemmeno schierarlo come falso nove, impropriamente detto, potrebbe essere una buona soluzione, perché già abbiamo visto contro l’Irlanda un attacco con tre, sempre impropriamente dette, seconde punte, Chiesa, Insigne e Berardi. Risultato? Nemmeno un gol segnato davanti a un avversario abbastanza mediocre e senza obiettivi.

A Roberto Mancini non resta quindi che cambiare modulo, passando da una sola punta a due. Oppure può perseverare sullo stesso schema, senza trarre il meglio dalla propria squadra con un eventuale João Pedro in campo. Il consiglio comunque è quello di provare qualcosa di diverso.

Ovviamente un allenatore è più che preparato per fare le proprie considerazioni. Non siamo qui in vesti di professori di Coverciano. Vogliamo solo dare uno spunto, visto che in campionato il calciatore originario di Ipatinga (Minas Gerais) ha funzionato molto bene in coppia, soprattutto affiancato a un compagno fisicamente strutturato.

C’è chi sostiene che il suo gioco sia più efficace con Pavoletti, un nove quasi d’altri tempi, che con Keitá Baldé, anche lui strutturato, ma più mobile. Tuttavia le statistiche non differiscono di molto con entrambi, per quanto i compiti che svolge siano poco differenti in base al compagno. Con il primo in campo ha siglato due gol e fornito un assist, mentre col secondo ha segnato una doppietta e altre due reti.

I due assomigliano, per certi versi, rispettivamente a Belotti e Immobile. Anche se potrebbe sembrare il contrario, il granata è più statico, sulla carta, rispetto al goleador laziale, che può essere molto importante in fase di non possesso e costruzione. Ricordate l’intesa tra lui e Correa? Non si potrebbe replicare il Cagliari, con le dovute proporzioni, in Nazionale per favorire João Pedro.

Di certo il risultato non è garantito e cambiare all’improvviso potrebbe rivelarsi negativo ai playoff. Le prove erano da fare prima. Ora forse è troppo tardi. Però alle strette, qualora non dovesse sbloccarsi una delle due partite a marzo, avere João Pedro in panchina per poterlo buttare in campo come ultima speranza non sarebbe una cattiva idea. Forse la FIGC dovrebbe mobilitarsi, giusto per sicurezza.