Una storia assurda al limite del comico, se non ci fosse di mezzo l’assassinio di due uomini. Nel gennaio 1967, il malvivente Leonardo Cimino è ricercato dalla Polizia: le sue foto iniziano a girare e portano a diverse piste. Una di queste coinvolge un calciatore del Lanerossi Vicenza, il brasiliano José Ricardo da Silva.
Duplice omicidio
Seconda metà del gennaio 1967. A Roma, in via dei Gatteschi, ha luogo un duplice omicidio. Vengono assassinati (e rapinati) sul portone di casa i fratelli Gabriele e Silvano Menegazzo, gioiellieri di appena 19 e 23 anni: le prime indagini della Polizia vanno in direzione di un pregiudicato. Non uno qualunque. Si tratta di Leonardo Cimino, detto <lo smilzo> che sarebbe membro di una banda comprendente altre tre persone e già noto alle autorità per precedenti e sanguinosi reati nella Capitale. Scatta la ricerca. Le forze dell’ordine diffondono le foto del sospettato anche ai giornali e questo evento scatena una vera e propria caccia all’uomo. Gigantesca, verrebbe da dire. Talmente grande da suscitare interesse anche in altre regioni dello Stivale.
La voce dell’edicolante
Poi si verifica la scintilla che accende un <incendio>, riportato da Stampa Sera del 21-22 gennaio. Il riferimento è alla segnalazione effettuata da un edicolante di Abano Terme, in provincia di Padova. Il suo nome è Antonio Rinaldi: sostiene di aver venduto un quotidiano romano a un uomo bruno, secondo lui somigliante a Cimino. Si appunta il numero di targa dell’auto (Roma 990123) di colore verde che è appena ripartita con l’uomo a bordo e avvisa i vigili urbani, che a loro volta si rivolgono ai Carabinieri. Nel primo pomeriggio della stessa giornata, questi ultimi rintracciano la vettura nella frazione vicentina di Settecà, località con qualche centinaio di anime.
Un granchio colossale
Inizia un inseguimento tra l’auto dei Carabinieri e l’Alfa Giulia verde segnalata dall’edicolante, per un breve tragitto. Al termine del quale il conducente viene fermato, la sua vettura circondata e si ritrova davanti le armi spianate: uno shock. L’automobilista, sbigottito e incredulo per quello che sta succedendo, mostra i documenti. Si chiama José Ricardo da Silva, è un calciatore professionista di Serie A e milita nel Lanerossi Vicenza. Un granchio colossale! L’imbarazzante situazione viene chiusa con tante scuse, sorrisi e strette di mano, con l’attaccante brasiliano – all’epoca 27enne – che sicuramente da ridere non ci aveva trovato granché…
Clamoroso bis ad Ancona
Nella medesima giornata, sempre con dinamiche simili all’inseguimento nei confronti del calciatore, viene fermato ad Ancona un altro uomo. Una telefonata di un privato cittadino allerta la Squadra Mobile della Polizia, che mette su strada due volanti alla ricerca del conducente di un’Alfa Romeo Giulia. Verde, anche in questo caso. Stesso iter e stesso epilogo, un abbaglio che tira in ballo stavolta un grande campione dello sport italiano: il malcapitato è il popolarissimo Ercole Baldini, ciclista campione del mondo su strada nel 1958, che si trovava nelle Marche per motivi personali (ricopriva il ruolo di direttore sportivo della squadra ciclistica Salamini). Possibilmente, Baldini è ancora meno somigliante a Cimino rispetto a da Silva.
L’epilogo
E il vero Cimino? Viene considerato colui che ruppe l’apparente tranquillità romana a fine anni Sessanta, seminando il panico con alcuni delitti a scopo di rapina. Gli altri componenti della banda furono in seguito identificati: Mario Loria, Franco Mangiavillano e Francesco Torreggiani. Qualche mese dopo i fatti di via dei Gatteschi, il gruppo viene scovato in un casolare nel quartiere Monte Mario. Nel conflitto a fuoco, tre vengono feriti e uno scappa. L’unico a morire, dopo settimane in ospedale, sarà proprio Leonardo Cimino.