La Svizzera è a Qatar 2022: Yakin ha fatto il colpaccio
La Svizzera che non ti aspetti, quindi, guidata da uno Yakin in grande spolvero, ha raggiunto direttamente la qualificazione ai Mondiali in Qatar del 2022, e proprio a spese degli Azzurri. Questa la notizia, ahimè conosciuta, che rimbalza da ieri sera su giornali e notiziari vari. Logicamente, oltreconfine i toni trionfalistici (e giustificati, vista l’impresa) sono ben diversi; e, personalmente, non invidiamo i frontalieri che, stamattina, dovranno sopportare gli sfottò dei colleghi elvetici. La nostra razione la prenderemo, con calma, domenica pomeriggio a Cornaredo: ma fa parte del gioco del tifo.
Ieri sera, Yakin ha disposto i suoi in campo in modo ovviamente offensivo, per vincere e segnare più reti possibile. Missione compiuta, anche se il pareggio dell’Italia a Belfast avrebbe reso necessaria anche solo una vittoria di misura. Ma proprio la giusta interpretazione della partita (12 calci d’angolo nel primo tempo, per dire) e, soprattutto, il risultato finale, impreziosiscono il tutto.
La Nati, spinta dal tutto esaurito della Swissporarena di Lucerna, è partita forte, forse con una eccessiva frenesia, che si è tradotta in una certa imprecisione sottoporta. Di rilievo, quasi allo scadere, il palo colpito da Okafor, mentre il gioiellino di casa, quel Vargas cresciuto nel vivaio biancoblù, non è riuscito a trovare il colpo decisivo.
Negli spogliatoi, il tecnico è riuscito a far ritrovare la calma al gruppo, disorientato dal non riuscire a concretizzare una superiorità evidente. E, al rientro in campo, gli elvetici hanno colto il meritato frutto di una prestazione che verrà ricordata a lungo: al 48′ Okafor, poi al 57′ da Vargas e al 72′ l’ex San Gallo Itten hanno messo al sicuro la qualificazione ai Mondiali, indipendentemente da ciò che poteva avvenire in Irlanda del Nord. la rete (a questo punto emblematica), al 91′, dell’atalantino Freuler, anche lui con un passato sulle rive del Vierwaldstätter See, ha reso la serata svizzera trionfale. Per l’Italia, invece, l’incubo spareggi, che ci condannarono nell’edizione precedente.
Dicevamo di Yakin. Da allenatore, dopo aver portato il Thun nella massima serie, e dopo aver ottenuto un ottimo secondo posto con il Lucerna, approdo al Basilea, dove vinse il campionato nel 2013, per poi venire esonerato l’anno seguente. Dopo un’esperienza in Russia, era tornato in Svizzera nel 2017, in Challenge League, a Sciaffusa. Ripescato nella massima serie dal GCZ, dopo un’esperienza condita con diverse polemiche a Sion, era tornato a Sciaffusa, all’inseguimento di una promozione nella massima serie che il club appartenuto al compianto Aniello Fontana insegue da tempo.
Il suo arrivo in panchina al posto di Vlado Petković era quindi stato salutato con un po’ di scetticismo. Il gruppo veniva dai migliori risultati della storia della Nati, al di là delle critiche che hanno accompagnato da sempre il lavoro dell’ex tecnico della Lazio. Eredità difficile, quindi, anche perché, nel gruppo di qualificazione, si partiva dal pesantissimo 3-0 incassato all’Olimpico nell’Europeo dai ragazzi di Mancini: una prestazione che aveva messo in luce i limiti rossocrociati e la maggiore forza degli Azzurri.
Yakin ha avuto l’intelligenza di farsi accettare senza particolari stravolgimenti da un gruppo che, sul piatto, poteva mettere appunto i risultati. Al suo fianco, la presenza rassicurante di Pier Tami, che ha dato all’ambiente una svolta sobria e concreta, caratteri tipici di un uomo nativo della provincia bergamasca (è originario di Clusone in Val Seriana). Unite le qualità di un bergamasco e di un ticinese, ed ecco l’immagine di un dirigente di spessore che è stato, prima di tutto, uomo di calcio a tutti i livelli. Non è un caso che siano finite le polemiche che avevano inquinato la partecipazione a Russia 2016. Certo, vincere aiuta: ma si era vinto anche con la Serbia, quella volta. Così, per la precisione.
Tornando a Yakin, ha avuto il grande merito di valorizzare i giovani della nuova generazione, che dovranno dare il cambio al gruppo storico. Pur bersagliato dagli infortuni, ha chiesto e ottenuto l’aiuto di alcuni giovani in attesa della buona occasione. Inoltre, non si vergogna di pescare elementi anche nella casalinga Super League, che ha sempre seguito con attenzione negli ultimi anni. Pensiamo a Widmer, per esempio, rivelatosi fondamentale.
Il tecnico di origine turca ha così compiuto una piccola opera d’arte, inventandosi due belle partite contro l’Italia (che ha sprecato due calci di rigore, uno a partita: ma la fortuna, nel calcio, la mitica Dea Eupalla di breriana memoria, viene a cercare) e una prestazione di spessore contro la Bulgaria: certo, poca cosa la squadra vista ieri sera Lucerna, ma è la stessa con la quale gli Azzurri non erano andati, a Firenze, oltre l’1-1. E questo ha fatto la differenza.
In conclusione, Murat è stato sicuramente aiutato da alcuni risultati negativi dell’Italia, ma ci ha sicuramente messo del suo, uscendo imbattuto dai due scontri diretti. E, quest’estate, al fischio finale di Italia-Svizzera degli Europei, nessuno avrebbe scommesso un franco sul fatto che la Nati sarebbe uscita imbattuta (anzi, in vantaggio nel computo complessivo delle due sfide, per via della rete in trasferta) in entrambe le sfide coi campioni d’Europa in carica.
Ora, la coppia Yakin-Tami si prepara, l’inverno prossimo, al viaggio in Qatar. Mancini e i suoi, chissà. Noi, nel frattempo, ci prepariamo agli allegri sfottò dei nostri amici svizzeri: domenica, a Lugano, sarà dura, anche se non ci sarà Luciano Gianola, storico tifoso bianconero, deceduto alcuni giorni fa. A lui e alla sua famiglia, compresa quella del FC Lugano, va il nostro ricordo affettuoso.